Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Vivere in cinque in 10 metri quadri

Fonte: L'Unione Sarda
2 ottobre 2008

La storia. La drammatica situazione di una famiglia ospitata in una casa-albergo

Un figlio distrofico viene lavato in una piccola bacinella

I tre figli, due dei quali disabili, dormono in un divano, i genitori in un materasso singolo che di notte viene posato sul pavimento.
Se volete capire che cosa sia l'arte di arrangiarsi provate ad affacciarvi in via Tiepolo 1, nelle case-albergo del Comune. In una stanza al terzo piano di una palazzina grigia che ospita famiglie senzatetto - in teoria solo in rapido transito ma c'è chi ci è rimasto molti anni - abitano Salvatore Vuciardo, 35 anni, pescatore, Maria Assunta Pinna, casalinga terntaquattrenne, e i loro tre figli di 15, 11 e 8 anni. Il più grande ha una distrofia cerebrale con tetraparesi spastica ed è costretto in sedia a rotelle, la seconda è epilettica ed ha un ritardo cognitivo, la terza, la più piccola, è fortunatamente sana. Maria Assunta Pinna è diabetica, soffre di ipertensione, ed è reduce da un intervento chirurgico per l'asportazione di un tumore.
Abitano un monovano di dieci metri quadrati, più terrazza. Ci stanno un divano non letto dove dormono i tre ragazzi, un armadio, un televisore, una piccola scrivania, un minuscolo bagno, un ripiano sul quale è posato un mini fornello elettrico, nel quale dovrebbero cucinare ma non possono perché quasi sempre va via la corrente. Trattandosi di casa albergo, gli inquilini pro tempore dovrebbero preparare il cibo nelle cucine comuni, al piano terra. Ma sono quasi tutte inutilizzabili.
Il ragazzo viene lavato in una bacinella celeste, perché di vasca nemmeno a parlarne, marito e moglie dormono in terra, su un materasso a una piazza che, durante il giorno, viene riposto dietro il divano.
«Siamo qui dal luglio del 2007 e speravo, perché così mi avevano promesso al Comune, che ci saremmo stati solo due mesi, invece siamo ancora qui», racconta Maria Assunta Pinna. «Mio figlio ha le piaghe, ha bisogno di un letto con la sbarra perché ora cade, ha bisogno di una vasca da bagno. E tralascio i problemi di mia figlia, che quando ha gli attacchi sputa sangue, e i miei, che ho dovuto fare la convalescenza in questo buco. Non so più che cosa fare. Un giorno ho caricato mio figlio e la carrozzina in pullman e sono andata da un assessore a chiedergli un alloggio dignitoso. Mi ha detto che non può far nulla perché non spetta a lui darmi un alloggio. Potrebbe, semmai, darmi una stanza più grande, ma non è disponibile nemmeno quella. La nostra assistente sociale, una donna straordinaria, ha fatto molte relazioni in circoscrizione, ma non è cambiato nulla. Siamo in graduatoria per una casa comunale, ma non so quando la pubblicheranno. Non ce la facciamo più, se non interviene qualcuno io vado in manicomio». (f. ma.)

02/10/2008