Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

La storia Nel campo rom dopo le coltellate

Fonte: Sardegna Quotidiano
28 marzo 2012

L’APPELLO «Non vogliamo più vivere tra topi e a rifiuti: per i bambini il nostro sogno è un alloggio popolare»

SULLA 554 Famiglie in lite perenne: «Però non è giusto che per un episodio isolato passiamo tutti per criminali»

 

«Ringraziamo la polizia per il pronto intervento». Lunedì sera gli ospiti del campo nomadi della 554 hanno indicato agli agenti della Questura dove si era nascosto il responsabile dell’accoltellamento al cagliaritano che cercava asparagi. «Abbiamo collaborato perché non è giusto che per un gesto folle di uno ci debbano passare tutti», commentano adulti e bambini. Perché a ridosso della 554 anche i bambini ragionano come adulti. E puntavano il dito sulla tempia per commentare lo stato psichico di Rocki Ahmetovic: «È schizofrenico, va curato». Di problemi al campo ce ne sono abbastanza e tutti hanno preso le distanze dalll’aggressione ai danni di Marco Fiori. Il clima all’interno dell’area in cui vive la comunità Rom è rovente, negli ultimi mesi si sono ripetute scintille tra le famiglie e una di queste da lunedì è stata trasferita al di fuori della recinzione del campo. «Non vogliamo più vivere qui, per la mia famiglia sogno una casa popolare ». Giuliano Ahemtovic con la moglie e i sei figli da due giorni vive oltre la recinzione. Le tensioni interne al campo sono tradizionalmente legate ai rapporti tra le due famiglie principali, quella degli Ahmetovic e quella dei Sulejmanovic. Ma negli ultimi tempi si è creata una frattura insanabile tra due fratelli Ahmetovic e Giuliano è stato “espulso” dal campo. «Domenica notte sono venuti gli agenti e mi hanno detto di spostare la roulotte fuori dal campo, ma i bambini dormivano e ho spiegato che non era possibile - spiega Giuliano - lunedì ho parlato con l’assistente sociale e mi ha spiegato che dovevamo spostarla fuori dal campo». Lui sostiene che da 15 anni il fratello Safet ce l’abbia con lui «ma non ho mai capito il motivo». Solo che il fratello sostiene il contrario e ha accusato Giuliano di aver distrutto la sua baracca con l’au - to mentre dentro c’erano i bambini. Sempre Giuliano qualche giorno prima si era scagliato armato di spada contro la polizia intervenuta per sedare una rissa tra le due famiglie. Se le condizioni igienico-sanitarie del campo sosta non sono ottimali, lo sterrato davanti è ancora peggio. E lì che vengono bruciati rifiuti tossici ed è pieno di rifiuti, e proprio lì in mezzo da due giorni “vivono”abitano” Giuliano, Zahida e i loro sei figli. «Non è possibile vivere in queste condizioni, i mie figli non possono stare in mezzo ai rifiuti e ai topi - si lamenta Zahida, mentre allatta il più piccolo - per loro sogno una casa vera, con dei letti e l’acqua calda per lavarli, così come spero che crescano in mezzo ai loro coetanei italiani». Uno dei suoi figli, con spirito di ribellione da adolescente, ribadisce che lui preferirebbe restare dentro il campo. Ma la madre lo rimprovera: «Non mi dirai che vuoi vivere con gli zingari, in mezzo ai topi e ai rifiuti? È meglio una casa vera ». Nel frattempo le bambine scappano alla vista di un grosso topo, interviene Giuliano e lo fa volare per strada con un calcio. «Ho segnato un rigore - scherza - vedete? Gli zingari i topi li prendono a calci, mica ci vogliono vivere insieme».