Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Auditorium, Gary Graden dirige «People play jazz»

Fonte: La Nuova Sardegna
19 marzo 2012



Un concerto con un insolito mix di generi: dalla musica afroamericana alla classica




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. All’Auditorium del Conservatorio la parola d’ordine è quella della contaminazione. Sacro e profano che si fondono tra diversi generi musicali: jazz, classica, gospel o quant’altro.
Un mix insolito che ha preso vita dall’illustre partecipazione di Gary Graden, invitato dall’Associazione Studium Canticum a dirigere «People Play Jazz», un evento in collaborazione col Conservatorio «Palestrina». Qui, sul palco dell’Auditorium si sono esibite due delle sei formazioni corali di Studium Canticum. Nell’idea del direttore artistico, Stefania Pineider, il progetto nasce con un preciso intento di divulgazione musicale e culturale: «Il nostro repertorio solitamente è un altro, ma abbiamo pensato al jazz come a un’alternativa potenzialmente forte, che potesse avvicinare così il pubblico alla musica corale». Obiettivo raggiunto, a quanto pare, visto il sold out già giorni prima del concerto. Di richiamo la presenza del musicista statunitense, personalità fra le più eminenti proprio in quest’ambito. Allievo d’un altro grandissimo direttore quale Eric Ericson, vive da anni in Svezia, dove ha fondato e diretto il Stockholm Musikgymnasium’s Chamber Choir e dove guida tutt’oggi il coro St. Jacob’s Church. Graden è un tipo istrionico, lo si nota subito dalle entrate in scena, mano per la mano con i coristi, o dai suoi generosi, ampi gesti chironomici. In programma due “Messe” sui generis. «A Little Jazz Mass» di Bob Chilcott, con le voci femminili del Chorus Fabbrica, accompagnate da Riccardo Leone (pianoforte), Roberto Migoni (batteria) e Francesco Sergi (contrabbasso); un ibrido fra le canoniche ripartizioni di una messa (Kyrie, Gloria, Sanctus ecc.) e uno spiazzante mood a metà strada fra jazz, musical, cabaret e spirituals. Più articolata, ma più o meno di simile atmosfera la «Jazz Mass» di Steve Dobrogosz, eseguita dal Coro Studium Canticum, di nuovo con Sergi al contrabbasso e Leone al piano, cui si sono aggiunti Attilio Motzo e Sara Meloni (violini), Gioele Lumbau (viola), Gianluca Pischedda (violoncello). Il medesimo quartetto d’archi ha poi brillantemente interpretato altre due pagine di Dobrogosz, «Processional» e «Ragtime». Come bis, infine, Graden e i due cori hanno coinvolto il pubblico in un vivace canto africano. Il progetto prevede pure delle masterclass il cui saggio conclusivo, diretto da Graden è di scena oggi alle 21 nella chiesa di Santa Maria del Monte, con brani da Nystedt a Penderecki, da Billy Joel a Lennon e McCartney.