Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Commercio, il disastro

Fonte: L'Unione Sarda
13 marzo 2012

Vendite a picco: l'immagine impietosa delle serrande abbassate

Nell'ultimo anno spariti settantadue negozi
La crisi non solo la si percepisce, la si può persino vedere. Basta fare una passeggiata tra le vie del centro per rendersene conto. Via Dante, ad esempio, è tutto un susseguirsi di vetrine tappezzate da giornali o da cartelli “Affittasi”. Via Sonnino non è da meno: insegne capovolte, segno che la vecchia attività è cessata, e vendite per liquidazione. Nell'ultimo anno in città ci sono settantadue imprese in meno, per un totale di circa centottanta persone che hanno perso il lavoro.
LE CAUSE I fattori di questo tracollo sono tanti: tasse e costi del personale troppo alti e volumi di vendita che non sono più quelli di quattro o cinque anni fa. Ma per i negozianti c'è un imputato principale: il caro affitto dei locali. «Noi reggiamo perché i muri sono nostri, non paghiamo 800 o 1.000 euro di canone come altri», spiega Attilio Locci, titolare di una storica bottega di frutta e verdura in via Tola. «Ci siamo da 53 anni», spiega suo padre Antonio Giuseppe, fondatore dell'attività nel lontano 1959, «ma ultimamente siamo più elastici con gli orari. I “piccoli” come noi sono vitali per il quartiere».
LA CRISI La parola d'ordine è, dunque, flessibilità. Che si traduce con arte di arrangiarsi. «Noi facciamo anche i rappresentanti», spiega Silvia Dessì, proprietaria di un negozio di abbigliamento per bambini in via Paoli. «Ci salviamo perché nel negozio possiamo avere la merce in conto vendita: paghiamo quello che vendiamo ma gli affitti sono troppo alti». Arrangiarsi a volte però non basta: «Abbiamo mandato via una dipendente per non chiudere». Come dire, mors tua vita mea .
GLI AFFITTI A soffrire sono anche i grandi commercianti. Come Valentina Porru, che assieme al marito è titolare di dieci punti vendita della Benetton in città e nell'hinterland. «Il volume di affari è diminuito», spiega, «e con esso anche il credito che ti fanno le banche: hanno cambiato politica». E quindi bisogna tagliare: «Abbiamo chiuso il negozio di via Alghero, l'affitto era troppo alto. Non possiamo sgarrare, dalla nostra gestione dipendono le famiglie di 21 lavoratori».
Confesercenti spiega che in città il costo medio degli affitti dei locali commerciali nel centro «è di 35 euro a metro quadrato». E che «ogni azienda impiega in media 2,5 unità lavorative».
LA STRATEGIA La strategia vincente per sopravvivere sembrerebbe essere quella di stringere un legame con la clientela. Come ha fatto Marinella Farci, che vende biancheria intima in via Dante. «Da dieci anni resistiamo perché ci siamo specializzati in alcune marche e abbiamo clienti fissi». Farci ha visto la lenta agonia di via Dante. «Prima c'era chi faceva le “vasche”, ora sembra che manchi la gente, persino le auto». Anche Claudia Strazzera, nel suo negozio di abbigliamento in via Tola lavora con i clienti fissi, «quelli del quartiere», spiega. Chi invece si basa solo su “chi fa le vasche”, affonda. E poi attacca i giornali alle vetrine.
Mario Gottardi