Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Lirico, luci e ombre sulla «Quarta» di Mahler

Fonte: La Nuova Sardegna
13 marzo 2012

Al Comunale la Sinfonia in sol maggiore diretta da Roman Brogli-Sacher




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI. È tornata al Comunale la grande musica di Mahler. A dirigere nei giorni scorsi la «Sinfonia n.4 in sol maggiore» il direttore svizzero Roman Brogli-Sacher. Due anni sono passati da quando il Kaleido Ensemble con la direzione della bacchetta di Antonio Pappano ne eseguì la trascrizione cameristica di Erwin Stein (allievo e amico di Schoenberg). Venerdì e sabato, invece, sempre per la Stagione del Lirico al teatro Comunale si è avuta l’opportunità di ascoltarne la versione originale.
Ovviamente tutt’altra cosa. Nonostante la riduzione di Stein restituisse con fedeltà una certa temperie, e sebbene la Quarta, rispetto alle maggiori sorelle, già di per sé richieda un organico meno nutrito, si tratta comunque d’una partitura assai impegnativa, con tessuto contrappuntistico, sviluppi tematici e soluzioni timbriche che solo l’orchestra può rendere appieno.
E la compagine del Lirico, va detto, ha tutte le carte in regola per poterlo fare. Nel concerto con Gabor Otvos, una settimana fa ha dimostrato un ricchissimo ventaglio di colori, così come indubbie qualità d’esecuzione. Stavolta, però, qualche evidente imperfezione c’è stata. A sonorità squisite o finanche strepitose - ottime le prime parti di ogni sezione orchestrale! - si sono accompagnate, purtroppo, alcune piccole défaillance tecnico-esecutive. Poca roba, intendiamoci, ma c’erano. A fare realmente difetto pareva essere, piuttosto, la concezione interpretativa di chi era sul podio.
Brogli-Sacher, soprattutto nei primi due movimenti, non riesce a sfruttare come si deve l’agogica. Perde di continuo le occasioni espressive: va troppo a tempo dove potrebbe assaporare il fraseggio e, di converso, accelera o rallenta dove non è necessario. È il soprano Manuela Uhl che dà voce al canto finale, «Das himmlische Leben» (La vita celeste), dotata d’una timbrica dolce, “liquorosa”, ci mette pure del suo sul piano “declamatorio” mentre, nel registro più grave, certe carenze di volume potrebbero anche passare per volute.
Forse più consona a «La damoiselle élue» di Debussy, in effetti, col suo gorgheggiare ondeggiante e morbido si adatta meglio a quell’atmosfera ieratica, sospesa, discretamente evocata da Brogli-Sacher. Perfino Adriana Di Paola parrebbe più a suo agio in Debussy che non in Brahms, «Rhapsodie op.53», dove, pur avendo una vocalità piuttosto chiara e luminosa per un contralto, e a dispetto dell’espressività inconfutabilmente bella in alcuni passaggi, non sempre ha una gestione del fiato ottimale che ne condiziona, difatti, il governo di fraseggi e dinamiche. Questa, tuttavia, è la pagina meglio diretta da Brogli-Sacher per coerenza e rispetto della pagina brahmsiana.