Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Carissimo Nino» Presto pubbliche le lettere di Julca

Fonte: La Nuova Sardegna
9 marzo 2012






«Caro Nino... siamo stati così poco insieme...». «Carissimo Antonio, oggi Delio ha compiuto dieci anni, si è svegliato e ha lanciato addosso al fratellino i cioccolatini... ti abbraccio forte forte». Sono piccoli frammenti di un carteggio inedito: circa 30 lettere segretissime che Julca Schucht, moglie russa di origini tedesche, ha inviato al grande pensatore e intellettuale Antonio Gramsci durante la sua detenzione nelle carceri fasciste.
Presto vedranno la luce. Antonio Gramsci junior, nipote del fondatore del partito comunista, figlio del secondogenito, Giuliano, ha deciso di darle alle stampe. Lo annuncia a Cagliari, dove in occasione dell’Al Ard Doc Film, festival internazionale del cinema documentario palestinese e arabo, è stato protagonista con Franco Fois di un progetto musicale legato all’influenza della musica araba sulla cultura europea. «Per ora l’idea della pubblicazione del carteggio è solo un progetto, ma sta per prendere corpo - racconta il musicista, 46 anni, che vive a Mosca - Ho già scelto il titolo: “Siamo stati così poco insieme”. Una frase ricorrente nella loro corrispondenza, che ben rappresenta l’angoscia della separazione forzata».
«Le missive svelano un intenso rapporto tra loro, colmano una lacuna e soprattutto sfatano un falso costruito attorno alla vita coniugale: non è vero che lei non gli scrivesse. Il rapporto epistolare tra mio nonno e mia nonna - spiega il nipote - era costante nel tempo. C’è stata una breve interruzione di alcuni mesi tra il ’29 e il ’30, lui si sentiva tradito dal partito, lei aveva un problema di salute».
Racconta il musicista russo che sua nonna Julca aveva un bel linguaggio poetico. «Alcune missive sono un capolavoro di spontaneità e poesia - osserva ancora Antonio Gramsci junior - sequenze che trasmettevano al politico imprigionato immagini di quella vita familiare che gli era stata negata dalla carcerazione».
Attraverso poche frasi riusciva a veder crescere i suoi figli, sentirli vicini. «Dolce, ingenua, forte, dalla spiccata sensibilità artistica - descrive Julca, Antonio jr - era una brillante violinista. Se una piccola tiratina d’orecchi posso fare a Gramsci, è di aver visto in lei solo una compagna di lotta e non piuttosto una sensibilità artistica».
Ora Antonio Gramsci junior vuol portare in giro per il mondo il suo progetto musicale legato alla cultura araba. «Una sorta di appello perchè quel mondo si unisca e getti le armi, in nome di un glorioso passato fatto di dialogo e cultura. Antonio Gramsci ne sarebbe fiero».
Inutile provare a rivolgersi in sardo al nipote del grande pensatore. «Non chistionu sardo» (non parlo sardo), è l’unica frase che ha imparato a memoria. «Una pecca - ammette - perchè la Sardegna è la mia seconda patria. E il sentimento si accentua quando ritorno a Ghilarza, mi sento a casa mia tra i vicoli e le stradine che hanno visto crescere e formarsi “quel cervello” che, per il regime fascista, doveva smettere di funzionare. Ci sono tanti ricordi, c’è la casa museo, e qui è rimasta l’ultima superstite della famiglia Gramsci, Diddi Paulesu, la figlia di Teresina, la sorella prediletta del nonno. Non vedo l’ora di arrivare a Ghilarza e il primo abbraccio sarà per lei».