Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Ko dei negozi, in via Garibaldi 24 chiusure

Fonte: La Nuova Sardegna
2 marzo 2012

I commercianti: «Subito un intervento delle istituzioni»



Oggi la maggior parte delle aziende sono intrappolate dai debiti e rischiano continuamente di fallire

PIERLUIGI CARTA
CAGLIARI. Ventiquattro negozi chiusi in via Garibaldi. La contrazione delle vendite e la morsa della crisi non allenta la presa sui commercianti e gli esercenti cagliaritani. Sono 70.430 le imprese sarde che hanno contratto debiti verso Equitalia per quasi 5 miliardi di euro, «mentre le imprese della provincia di Cagliari hanno accumulato più della metà del debito», afferma Roberto Bolognese, presidente provinciale Confesercenti. I saldi hanno concesso una tregua, ma la quaresima porta con sé un periodo di stasi nei consumi. «Il comparto commercio è quello che sta pagando un prezzo altissimo nell’indifferenza più totale - continua Bolognese - e la stragrande maggioranza degli esercizi è in mano a Equitalia». Le botteghe che ancora sopravvivono hanno optato per una stretta conduzione familiare, sfrondando le assunzioni e licenziando i commessi. Lo scenario del centro è impressionante: un cimitero di negozi e vetrine desolate sulle quali campeggiano gli epitaffi “Affittasi”. In via Garibaldi hanno chiuso all’incirca 24 negozi. Se si calcola una media di 2.5 addetti per negozio e se si contano anche le altre vie del centro, i posti di lavoro persi si avvicinano ai livelli dei comparti industriali. «L’epidemia delle serrande chiuse colpisce anche le altre zone commerciali quali is Mirrionis, San Benedetto e Sant’Avendrace», conferma Giuseppe Scura, direttore Confcommercio Cagliari. Siamo davanti ad una selezione darwiniana dei commerci. Sopravvivono solo i franchising ed i centri commerciali, gli autonomi muoiono e i titolari si convertono in surrogati dei commessi. Secondo Bolognese le liberalizzazioni, così come sono state imposte, non sono altro che una deregulation. «Ora occorre un piano straordinario del centro storico», precisa Bolognese. Ovvero un’azione programmata con il Comune, la Provincia, l’Autorità portuale, la Sogaer (la società aeroportuale), la Camera di commercio e le associazioni di categoria, «per intercettare nel modo più efficace il denaro proveniente dai flussi turistici - conferma Barbara Argiolas, assessore alle Attività produttive del Comune - promuovendo poi una sensibilizzazione dei cittadini per incentivare gli acquisti nei centri commerciali naturali».