Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Piano casa, sì ai divieti

Fonte: L'Unione Sarda
28 febbraio 2012

COMUNE. I 76 emendamenti della minoranza ma non fermano la delibera

Il voto di notte: stop alle demolizioni in alcune zone

Nelle intenzioni dell'opposizione c'era un ostruzionismo a oltranza, o almeno oltre la mezzanotte per sperare di approvare la delibera fuori dai termini, che scadevano proprio ieri. Poi alle 22 nei banchi di Palazzo Bacaredda è rimbalzata la notizia della morte di Paolo Carta, consigliere dell'Udc e ex assessore nell'ultima Giunta Floris. E allora i 75 emendamenti presentati dal centrodestra per bloccare i nuovi divieti legati al Piano casa scompaiono all'improvviso. «Per rispetto». Così la discussione si tronca e il documento scritto dall'esecutivo comunale una settimana fa viene approvato con 25 sì, mentre i consiglieri di minoranza abbandonano i banchi per raggiungere la camera mortuaria dell'ospedale Civile, seguiti poi dai colleghi del centrosinistra.
BLOCCO DEMOLIZIONI Dunque stop agli interventi di demolizione e ricostruzione dei palazzi compresi della zona “B” del Puc, cioè quella che comprende buona parte del centro, Pirri e il Poetto. Il vincolo riguarderà «gli edifici monumentali, ville e palazzi storici, edifici di rilevante interesse architettonico e edifici di architettura moderna». La delibera sfrutta la legge regionale del 2011 che ha modificato le norme sul Piano casa e ha introdotto la possibilità che il Consiglio comunale individui «singoli immobili ovvero ambiti di intervento nei quali limitare o escludere, in ragione di particolari e specificate qualità storiche, architettoniche o urbanistiche, gli interventi di demolizione e ricostruzione».
ULTIMO MINUTO Il termine di novanta giorni dall'entrata in vigore della Piano casa bis è scaduto ieri. Ecco perché il centrodestra, sfruttando il poco tempo a disposizione dell'Aula per approvare la delibera, aveva intenzione di allungare il più possibile la seduta. All'inizio della discussione sono stati presentati 76 emendamenti: uno della commissione Urbanistica, 50 del gruppo Pdl, 2 dei Riformatori, 23 delle altre componenti della minoranza.
IL DIBATTITO Un ostruzionismo che però non avrebbe dato i risultati sperati: come ha chiarito il segretario generale Renzo Serra, anche se la delibera fosse stata approvata dopo la mezzanotte, la data indicata sui documenti sarebbe stata sempre quella di lunedì 27 febbraio. «Faremo ricorsi su ricorsi», aveva annunciato Gianni Chessa, prima che la notizia della morte di Carta congelasse la discussione. Prima si era registrata una lunga serie di interventi di tutti i consiglieri dell'opposizione. Da Pierluigi Mannino («In questa delibera vedo un talebanesimo latente») a Anselmo Piras («Vengono vincolate anche le case popolari, le stesse che l'assessore Marras vorrebbe demolire»). L'assessore all'Urbanistica Paolo Frau ha risposto dai banchi della Giunta: «Mi pare che in minoranza piangano lacrime di coccodrillo: la delibera si basa su una legge che il centrodestra ha sostenuto a livello regionale». Poi così sull'ostruzionismo: «Prima di questa esperienza sono stato consigliere comunale e conosco il gioco delle parti e non mi scandalizza. Stasera però si è esagerato. Su alcuni aspetti della delibera qualcuno ha mentito sapendo di mentire». Come ha ricordato il presidente della commissione Urbanistica Andrea Scano (Pd), la possibilità di vietare nelle zone B del Puc la demolizione e ricostruzione degli edifici era prevista dallo stesso Piano casa: «Stiamo intervenendo nell'unico spazio libero dove possiamo intervenire». Il capogruppo del Pdl Giuseppe Farris ha letto alcuni passi de La speculazione edilizia di Calvino e ha aggiunto: «Dimostrate la vostra avversità di fondo al Piano casa, continuando a considerare cemento buono quello di sinistra e cattivo quello di destra». Il collega di partito Stefano Schirru ha aggiunto: «Capisco il vostro timore, forse state pensando a ciò che è successo con l'Hotel delle Ginestre», mentre per Maurizio Porcelli «così si blocca un settore della città già in grande crisi a causa anche della burocrazia comunale».
Michele Ruffi