Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Piazza d'Armi crolla

Fonte: L'Unione Sarda
16 febbraio 2012

In alcune parti lo strato tra l'asfalto e le grotte è sempre più sottile

I tecnici del Comune: possibile stop alle auto

Piazza d'Armi verso la chiusura alle auto? «Dipende da quello che mi diranno i tecnici», afferma l'assessore al Traffico Mauro Coni. Non può, adesso, sbilanciarsi più di tanto, ma l'ipotesi è probabile: proprio ieri mattina, c'è chi ha sentito i tecnici comunali prendere in seria considerazione questa eventualità. Il problema è sempre lo stesso: sotto lo slargo si apre una gigantesca cavità che, in alcuni punti, rischia di provocare un crollo. E la situazione sarebbe peggiorata negli ultimi tempi.
L'ALLARME Non a caso, proprio ieri è stata ordinata la chiusura del laboratorio Grandi modelli della facoltà di Ingegneria. Un problema enorme per le industrie. Ma il rischio crolli potrebbe avere conseguenze ben più serie: in alcuni punti (la zona intorno all'edicola di viale Merello, per esempio), lo strato che separa l'asfalto dalla grotta è molto fine. Indispensabile intervenire. E in tempi rapidi.
LA SITUAZIONE Quello che c'è da fare è chiarissimo. Il modo in cui farlo decisamente meno. Sotto il manto stradale esistono due grotte di grandi dimensioni. Occorre metterle in sicurezza. In che modo? Le strade sono due: si potrebbe attuare un riempimento oppure potrebbero essere posti una serie di sostegni in grado di reggere il “solaio”. Soluzioni che hanno controindicazioni. Il riempimento cancellerebbe le tracce storiche del passato (le grotte sono state utilizzate in epoca romana e, più tardi, durante i bombardamenti). Piazzare sostegni, invece, sarebbe rischioso per gli operai impiegati nell'intervento.
IL FUTURO Una situazione che Coni conosce perfettamente, visto che, da ingegnere, è anche un esperto del settore. «Stiamo lavorando per accelerare al massimo i tempi dell'intervento», afferma. Già oggi è convocata una riunione per decidere i lavori da effettuare. Fatta quella scelta, occorrerà stilare un progetto vero e proprio: in teoria, potrebbero bastare due settimane. Ma poi ci sarebbe da fare i conti con i tempi biblici della burocrazia.
GLI INTERVENTI Fortunatamente, in questa situazione, esiste una corsia preferenziale: lo scorso anno, fu nominato una sorta di commissario ad acta , l'ex prefetto Efisio Orrù. I commissari possono avvalersi di una serie di deroghe: in particolare, i tempi degli interventi ordinati da loro sono dimezzati rispetto ai quelli ordinari. Ma, in primo luogo, occorre stabilire in che modo intervenire: le grotte potrebbero, per esempio, essere riempite con materiali, come la sabbia, che non alterino le testimonianze del passato. O potrebbe esserci un intervento misto, fatto di riempimenti ma anche dell'installazione di sostegni. Intanto, c'è da intervenire subito. Ecco perché c'è il serio rischio della chiusura al traffico. A meno che non si crei una rotonda provvisoria che impedisca il passaggio dei mezzi nei tratti più a rischio. «In ogni caso», garantisce Coni, «l'impegno dell'amministrazione è accelerare al massimo i tempi».
Marcello Cocco

 

Nella stessa piazza
Pericolo, chiude
un laboratorio
di Ingegneria

Quel laboratorio è una fonte di finanziamento per l'Università. Ma, soprattutto, è un punto di riferimento indispensabile dell'industria sarda. Il laboratorio grandi modelli della facoltà di Ingegneria è quello dove si testano, in grandezza reale, quelle grandi strutture che, poi, verranno utilizzate nell'ingegneria civile: le travi, per fare un esempio, che reggono i viadotti o i ponti. Ed è anche quella struttura che certifica la qualità di questi materiali: senza quell'attestazione non potrebbero essere utilizzati. Ebbene, il laboratorio da ieri è chiuso proprio per il pericolo di crolli: una parte di quel padiglione poggia proprio su una delle cavità di piazza d'Armi.
In realtà, il laboratorio aveva già iniziato a lavorare a regimi ridotti dopo le alluvioni del 2008: allora, il Comune decise di impedire il passaggio dei mezzi pesanti nelle strade vicine (non a caso, anche il Ctm utilizza soltanto i “pollicini”). Ma l'attività, in qualche modo, è continuata ad andare avanti. Anche forzando la mano: alcuni camion, rischiando (e, talvolta, pagando) multe hanno portato i materiali da testare. Cosa che, da ieri, è diventata impossibile dal momento che l'Università, per tutelare l'incolumità di chi opera nel laboratorio (tecnici, borsisti ma nessuno studente), ne ha deciso la chiusura. È vero che solo una piccola parte di quel padiglione poggia sopra la grotta ma il rischio è, comunque, alto.
Paga pesantemente il conto l'Università che, dopo la “cura Gelmini”, deve cercare da qualunque parte i fondi per il suo sostentamento. Ma, soprattutto, pagano le industrie che hanno bisogno di queste certificazioni. In altre regioni, il problema potrebbe essere risolto facilmente: chiuso un laboratorio, sarebbe sufficiente rivolgersi a quello più vicino, magari in un'altra regione. Ma in Sardegna non esiste questa possibilità.
Ma, appunto, dopo lo studio effettuato dalla stessa Università, i vertici dell'ateneo si sono ritrovati a dover fare una scelta obbligata. E, dunque, è arrivata la chiusura in attesa che il problema legato alle cavità della zona venga risolto definitivamente. ( mar.co. )