Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Crollano i consumi di frutta e verdura a picco anche il pane, la carne e il pesce

Fonte: La Nuova Sardegna
8 febbraio 2012

La crisi colpisce soprattutto gli anziani, sempre più persone costrette a tirare la cinghia






ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Antonietta Floris è da una vita che vende frutta al mercato di San Benedetto, ma una riduzione del numero dei clienti come quella di questi ultimi giorni non l’aveva mai vista: «Dall’anno scorso a quest’anno c’è stato un calo di almeno il 60-70 per cento». Nello stesso tempo «non posso aumentare i prezzi altrimenti perdo i consumatori». Oggi chi compra, afferma Paolo (titolare di un altro box), è più selettivi: «Non ti chiede più un chilo di mele, ma tre o quattro, un numero preciso».
Al mercato, dove la concorrenza è evidente, i prezzi difficilmente aumentano subito. In altre rivendite, invece, sì: «Noi siamo costretti a rivedere i costi dei prodotti non di stagione, anche se provenienti dall’hinterland - spiega Katia - l’aumento dei carburanti ricade soprattutto sulle coltivazioni in serra. E così i fagiolini costano anche quattro euro e cinquanta». Il problema, spiega Andrea Puxeddu, segretario regionale della Federconsumatori, «è anche che noi non abbiamo il metano e quindi tutto quello che necessita di carburante (come il funzionamento delle serre) costa di più». Secondo i dati generali i prezzi al dettaglio dell’ortofrutta sono lievitati del quattro-cinque per cento. «La crisi è tale - precisa Simone Girau, responsabile provinciale dell’Adiconsum - che le persone stanno cominciando a risparmiare non solo sulle spese generali, ma sui generi alimentari». E questo non significa eliminare gli sprechi, ma “tirare la cinghia”. Infatti, continua Girau, «i dati parlano di una contrazione delle vendite di circa il cinque per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».
Chi percepisce una pensione minima si trova in grande difficoltà. «Io vendo trippa, nervetti e tutti quei prodotti che hanno un costo inferiore alla carne - racconta Salvatore Floris, sempre al San Benedetto - io ho molte persone della terza età come clienti e posso dire che l’attenzione riposta nell’acquisto è sempre più precisa, anche per uno-due etti». Sino ad ora, afferma Roberto Cois, box di carni equine, «siamo riusciti a mantenere gli stessi prezzi, ma i nostri costi sono aumentati almeno del sette-otto per cento: il trasporto e l’Iva... Sì, quella per i prodotti alimentari è invariata al dieci per cento, ma io per vendere ho bisogno di tante altre cose: dalla carta alla plastica. Per non parlare degli aumenti dell’elettricità. La mia penultima bolletta (ho necessità di un frigo) era di 470 euro, l’ultima di 630».
Nessun settore è esente dal calo degli acquisti. Enrico Pillai fa il panificatore: «Oggi capita sempre più spesso che si venda solo un panino o un quarto di un civraxiu». Ieri il mercato di San Benedetto era poco frequentato e il piano del pesce quasi deserto. Andrea Mulas: «Non è che ci sono poche vendite: il prodotto ittico non si vende». Presso la ditta “Azzurra Duemila” viene spiegato che prima si facevano circa cinquanta scontrini al giorno, oggi venti-venticinque. E anche i prezzi, soprattutto per l’aumento del costo del carburante dei pescherecci, stanno crescendo: persino quello d’allevamendo: le spigole, ad esempio, prima venivano undici-dodici euro al chilo, oggi tredici». Per chi propone frutti i mare, poi, rispetto al 2011 «il calo delle vendite è del settantacinque per cento», lamenta Roberto.