Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Via La Somme Dopo l’attentato sono rimasti senza una casa

Fonte: Sardegna Quotidiano
30 gennaio 2012

 

L’APPELLO Due mesi fa qualcuno sparò alcuni colpi di fucile contro le finestre di Jessica Saba, Mauro Stara e della loro bimba. Da allora dormono da amici: «Non ce la facciamo più, aiutateci» n«Chiediamo una casa per far vivere tranquillamente nostra figlia». È l’appello disperato di Jessica Saba e di Mauro Stara. Due mesi fa qualcuno ha sparato contro le finestre della loro casa in via La Somme, a San Michele. I buchi delle pallottole sono ancora lì nei vetri della camera da letto e della cucina.

Da quella notte Jessica e Mauro vengono ospitati in casa di amici e si arrangiano come possono: «Dormiamo a terra», dicono, «perché la casa è piccola. Ma se non ci fossero stati non so dove saremo finiti». E intanto continuano a pagare i 300 euro d’affit - to mensili. «Ho paura», spiega Jessica, «soprattutto per la bambina. Lei dormiva insieme a noi. Il primo proiettile ha colpito il vetro della camera da letto che è andato in mille pezzi: le schegge non l’hanno colpita per miracolo » .

INCONTRI CON LE ISTITUZIONI Dal primo dicembre Jessica è rimbalzata da un ufficio all’altro per chiedere che le dessero un appartamento dove vivere. Il 4 è stata ricevuta dal prefetto Giovanni Balsamo. «È stato molto gentile, gli abbiamo detto che avevamo il terrore di tornare là dentro ». Ancora altri incontri e poi una lettera inviata all’assessore comunale Gabor Pinna venti giorni fa, il 10 gennaio. Con la quale la famiglia Stara chiede «un luogo sicuro per smettere di vivere nel terrore». Non sono solo paure causate da un attimo di spavento: a dare ragione ai timori di Jessica e Mauro c’è anche il rapporto dei carabinieri della stazione di Sant’Avendrace. È datato 13 dicembre e sancisce che la coppia «ha subito un attentato intimidatorio con l’esplo - sione di diversi colpi d’arma da fuoco ». Per questo è a rischio «l’incolu - mità personale degli occupanti dell’appartamento, tra i quali una bambina di due anni». La situazione è aggravata anche dal fatto che i responsabili dell’attentato non sono stati ancora trovati. Racconta ancora Jessica: «Dal Comune ci hanno detto che ci sono da rispettare le graduatorie per le case popolari. Ma io non posso più aspettare. Se le cose continuano a rimanere così saremo costretti ad occupare un appartamento abusivamente. Non voglio “sfondare ”», precisa, «ma in questo momento la priorità è quella di tutelare mia figlia».

QUELLA NOTTE DI TERRORE Ricorda quella notte, la ragazza: «I carabinieri ci hanno detto che i colpi sono partiti dal tetto. È questa la cosa che mi spaventa di più: perché come sono riusciti a salire una volta sulla terrazza del palazzo di fronte lo possono fare ancora. Appena fa buio da qui vado via, non voglio rischiare». Allo spavento si aggiunge anche molta amarezza: Jessica faceva parte del comitato del quartiere San Michele. Nato spontaneamente dall’i n d i g n azione dei residenti, aveva denunciato molto chiaramente lo stato di degrado della zona. Ma quello che più dispiace è che: «Ci hanno sparato contro proprio nel periodo in cui dovevamo consegnare la spesa alle famiglie bisognose. Dopo quella notte io ho rinunciato». Oltre al danno la beffa: nella casa dove pagano l’affitto di 300 euro con il sussidio del Comune la famiglia Stara non può spostare neanche uno spillo. Cassetti, armadi e credenze sono ancora zeppi degli oggetti del precedente inquilino. Francesca Ortalli