Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ma quanto è moderno César Franck

Fonte: L'Unione Sarda
30 gennaio 2012

MUSICA. Donato Renzetti al Lirico di Cagliari tra suggestioni imponenti e leggere frivolezze


Una composizione particolare, non esattamente in linea con i suoi tempi. Correva l'anno 1888 quando César Franck, all'età di 66 anni, compose la sua prima sinfonia, che divise il pubblico del Conservatorio di Parigi, dove era un docente stimato e apprezzato. Da allora la Sinfonia in re minore M. 48 ha trovato molti estimatori anche se non è mai entrata a far parte del repertorio abituale delle sale da concerto. È musica dai molteplici aspetti e suggestioni, che Donato Renzetti ha personalizzato non poco, venerdì sera alla guida dell'orchestra del Teatro Lirico di Cagliari.
Direttore d'esperienza, Renzetti ha portato avanti negli anni un'attenta opera di apertura alla musica del '900, una sorta di missione culturale che riaffiora anche in questa occasione. Perché con il suo personale punto di vista guida l'orchestra in un percorso che mette in evidenza aspetti sinfonici che saranno poi approfonditi da Gershwin, Bernstein e tanta musica di Broadway. Ne coglie insomma aspetti “moderni” impensati e impensabili nel mondo accademico parigino fin de siècle.
Melodie e temi che si susseguono incalzanti, a cui l'Orchestra di Cagliari regala suoni puliti e tocchi ora profondi ora di elegante frivolezza. Segue insomma il filo conduttore scelto da Renzetti, che ritrova, nel milieu della Parigi fine Ottocento, le radici della musica che verrà. Così, con gesti ampi e precisi, conduce le diverse parti dell'orchestra verso l'esplorazione di aspetti che la tradizione ha lasciato in disparte.
Un discorso che poi continua restando a Parigi e intorno agli stessi anni, in quel particolare ambiente intellettuale dove convivevano simbolismo, spleen ed evanescenze impressioniste. Qui nasceva la nuova creatività del '900. L'attenzione di Renzetti tocca prima gli aspetti più intimi dell'ispirazione di Erik Satie, e con Gymnopédies nn. 1, 3 ne approfondisce gli aspetti di ripiegamento verso moduli arcaici. Un po' come nella suite Pelléas et Mélisande di Gabriel Fauré: l'occasione per portare l'orchestra ad esplorare sonorità lievi e raccolte. L'orchestrazione scelta dal direttore è d'altra parte quella di Debussy, che permette a Renzetti di valorizzare l'orchestra nelle sue molte voci soliste, impegnate in una prova concepita e realizzata con slancio e competenza.
Arpa, flauto, corno inglese, ottoni: emerge un panorama composito di ispirazioni che, pur conservando una comune peculiarità di base, si differenzia in complesse sfaccettature. Un impegno che Renzetti affronta con serenità e chiarezza di idee, e uno sguardo profondo che dà ragione alla sensibilità simbolista di Debussy nell'affresco sinfonico La mer. È un tripudio di sonorità inedite, gestite in un'interpretazione bella e coinvolgente, piena di spunti, di veri e propri ricami di suoni, ma anche un affresco grandioso e focoso dal fascino prorompente.
Uno spettacolo questa volta riservato ai soli abbonati del primo turno e a chi è riuscito ad approfittare dell'opportunità di anticipare il biglietto: i problemi del Teatro Lirico sembrano ancora non trovare soluzione.
Greca Piras