Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Da oggi obbligatori i cartelli anti alcol: i gestori protestano

Fonte: L'Unione Sarda
23 settembre 2008

la novità Due tipi di tabelle



Chiusura da sette a trenta giorni: è la pena per la mancata esposizione di quei tanti discussi cartelli. Sono le tabelle che, da oggi, dovranno esporre i locali nei quali si fanno “spettacoli o altre forme di intrattenimento” (questa la definizione precisa presente nel decreto creato per limitare gli effetti dannosi dell'abuso di alcol). Una misura che obbliga i gestori dei locali ad affiggere due cartelli: uno con il presunto tasso alcolemico che si raggiunge bevendo diversi e quantità di bevande; l'altro con gli effetti che provoca nell'organismo l'aver raggiunto un certo tasso alcolico piuttosto che un altro.
Un decreto che ha suscitato non poche polemiche. In primo luogo, sull'attendibilità stessa dei cartelli: anche esponenti del mondo scientifico sostengono che quelle tabelle non possono essere uno strumento di precisione, dato che sono molte le variabili che contribuiscono a determinare la concentrazione di alcol nel sangue. C'è la possibilità, per esempio, che qualcuno, confidando sull'attendibilità delle tabelle, sia convinto di avere un tasso alcolico inferiore allo 0,5 (il limite entro il quale non si rischia il ritiro della patente); e, invece, attraverso l'etilometro scopre di aver oltrepassato quella soglia.
Ma dubbi esistono anche sui locali che devono esporre quelle tabelle: a una prima lettura, in tanti hanno pensato che dovesse essere affisso in tutti pubblici esercizi (bar e ristoranti compresi). In realtà, il decreto punta a combattere il fenomeno soprattutto nelle discoteche. E, dal momento che non esiste una definizione legale di queste luoghi, il ministro parla di locali dove si fanno “spettacoli o altre forme di intrattenimento”. Questo significa che dovranno essere esposti anche durante i concerti. O magari, cosa ancora apparentemente più assurda, in locali dove si svolge la presentazione di un libro o dove viene ospitata una mostra. E, naturalmente dovranno trovare spazio anche nei night dove, visti gli alti prezzi sembra quasi impossibile andare incontro a un'ubriacatura. Nei ristoranti dove, invece, non si svolgono spettacoli, l'obbligo non esiste.
Una serie di problemi, di limiti che hanno suscitato parecchie proteste: i sindacati dei pubblici esercizi e delle discoteche hanno chiesto una proroga dell'entrata in vigore del decreto. Appello che, però, risulta essere caduto nel vuoto. Il Silb, il sindacato delle discoteche, per esempio, ha spiegato le sue ragioni attraverso le parole del suo presidente nazionale Renato Giacchetto. «La categoria», afferma, «non è contraria a questo provvedimento, ma contesta il contenuto generico e privo di informazioni delle tabelle stesse. Ci sono attacchi ripetuti e strumentali da parte di alcuni esponenti del Governo che forse non si sono accorti di come la società sia cambiata. I giovani che cercano lo sballo frequentano i rave-party e le feste private mancanti di qualsivoglia forma di controllo». ( mar.co. )

23/09/2008