Rassegna Stampa

Sardegna 24

Bruni: «Shakespeare per sempre»

Fonte: Sardegna 24
25 gennaio 2012

 

L’amore per i classici, per la scena, per la vita. Incontro con l’attore da stasera al Massimo: «Il mio motto? “Ancora, imparo”»

La sua voce ha vibrato anche tra i velluti della Scala, corona di spine sulle invettive di Ginsberg, tempesta di ghiaccio sulla disperazione di Amleto. Ferdinando Bruni, quaranta anni di palcoscenico alle spalle (il teatro dell’Elfo l’ha fondato a Milano nel 1973) usa la voce come strumento, dubbio, lama. Anche il “Financial Times” pocotempo fa l’ha lodato per l’interpretazione di Shakespeare. «Una delle poche recensioni di cui vado orgoglioso. Noncapita spesso che i critici siano benevoli nei confronti dei classici. Uso la voce in senso musicale, un lavoro profondo e faticoso, che cambia ogni giorno, come i personaggi su cui lavoro». Ferdinando Bruni è uomo forte. E appassionato.

La sua compagnia a Milano gode dell’affetto di una platea attenta e affezionata, e da quando assieme al fedele Elio De Capitani ha lasciato il teatro di via Ciro Menotti per approdare nei nuovi spazi di via Buenos Aires, la sua attività artistica non conosce requie. «Lavoriamo anche dodici ore al giorno, senza soluzione di continuità: sul palcoscenico e dietro le quinte, sui testi e con gli attori. Teatro è vita. Libertà di scelta. Rabbia, lotta e speranza». Anche in questi tempi di crisi, in questi anni amari di tagli? «Non amo la parola “resistere”. Mette tristezza. Io ho voglia di vivere, per questo incasso e rilancio: il miomotto è “Ancora, imparo”. L’ho rubato a Michelangelo. Mi sembra dica molto ». Di più, dice tutto.

Dice di una vita passata a studiare i classici, succhiarne lo spirito, fondersi nella loro stessa carne: trecento volte nei panni di Amleto, cinquecento in quelli di Prospero. Resta ancora qualcosada svelare? «Ogni tanto bisogna fermarsi e aspettare. Per questo gioco spesso coi ruoli: recitazione, certo,ma anche scenografia, regia, traduzione. Vivo di bioritmi, faccio una scelta ma dopo sei mesi mi manca ciò a cui ho rinunciato, questa stagione per esempio non volevo recitare, invece mi trovo sul palcoscenico da settembre fino a giugno. Ogni volta è diverso. L’importante è nonadagiarsi sui successi, continuare a fare scuola, imparare, appunto. Per questo mi piace firmare regie a quattro mani, c’è scambio e sinergia. Fondamentale ». Sui legni del Massimo, da stasera a domenica, Bruni porta in scena “Racconto d’inverno”, fiaba ricca di umori, attraversata da continui colpi di scena e che sul finale riconcilia con la vita. «Il personaggio di Leonte, re di Sicilia, è moltoben costruito dal punto di vista psicologico. Ho voluto rendere concreta la sua follia, raccontata da Shakespeare in modo ancor più sottile rispetto a Otello.

Ho indagato il mondo della gelosia, che nasce da una ferita interiore e quasi mai da fondamenti di realtà». Shakespeare for ever, dunque? «Sì, il Bardo per sempre: coniuga un altissimo lavoro di pensiero, scrittura e parola con una profonda popolarità ».DopoCarmeloBene, è rimasto solo lei? «Direi proprio di no. Sono molto affascinato dal suo lavoro, ma io faccio tutt’altro,nonmipiace quel genere di teatro, il suo proporsicome opera d’arte al di fuori della scena, il suo superomismo soffocante. Apprezzo di più gli attori del teatro antico giapponese: una volta tolto il trucco, restano solo anime semplici. Che incanto». Donatella Percivale