Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Al Teatro Lirico una piccola perla in tempi di crisi

Fonte: La Nuova Sardegna
25 gennaio 2012



Successo della «Petite Messe solennelle» di Rossini diretta da Bressan




GABRIELE BALLOI

CAGLIARI.Che il Lirico, da tempo, stia affrontando problematiche e cercando risoluzioni non è indubbiamente cosa inedita. Ciò nonostante, pur nel mezzo di difficoltà, scioperi e proteste, la Stagione riesce ancora a sorprenderci con ottime esecuzioni, come quella della rossiniana «Petite Messe solennelle» che, venerdì e sabato, ha visto tornare sul podio una “vecchia” conoscenza del Lirico, Filippo Maria Bressan. La sua esperienza in ambito di direzione corale di certo si sarà ben coniugata a quella di Marco Faelli, nuovo maestro del coro subentrato recentemente a Fulvio Fogliazza. Il risultato, in effetti, pare lodevole. Bressan ha sempre la sua spiccata capacità a cesellare fraseggi, a rimarcare finemente ogni forcella dinamica, o a scavare nel contrappunto per far cadere, di volta in volta, il nostro ascolto in un preciso alveo sonoro. Qualità di non poco conto, soprattutto in una pagina come questa, dove un Rossini ormai anziano sembra votato ad un emblematico “pot-pourri” di stile.
Già il titolo ne annuncia la singolare ambiguità, definendo la messa tanto piccola quanto solenne. La fantasiosa e smaliziata ironia di Rossini fa convivere felicemente gli stilemi più disparati: forme operistiche e musica sacra si compenetrano a vicenda; riecheggiamenti palestriniani, pergolesiani e bachiani rimbalzano sulle pareti di una temperie che - all’epoca della «Petite Messe» - era già pienamente romantica. A tutto ciò si aggiunga poi l’estrema varietà di “quadri”, che può portarci da apoteosi corali di esaltante impatto al malinconico afflato di un’aria solistica; o ancora, per esempio, dal vertiginoso tripudio dell’«Et resurrexit» fino all’intimistico «Preludio religioso» che, nella fattispecie, vedeva impegnato all’organo un bravo Gaetano Mastroiaco.Assolutamente pregevole è stato non di meno il quartetto vocale. La nostra (cagliaritana) Elisabetta Scano, soprano di cui già in molte occasioni abbiamo apprezzato le doti tecniche e interpretative, è di un contegno nobile, quasi aristocratico, e timbricamente limpida nel «Crucifixus»; più calda, avvolgente e di buon legato nell’«O salutaris hostias». Ritroviamo poi il contralto/mezzosoprano Clara Calanna, che fu un’intensa, convincente Suzuki nella «Madama Butterfly» rappresentata al Lirico lo scorso ottobre. Anche qui riconosciamo la vocalità scura, palpitante, il carattere fremente del suo vibrato, veramente da brividi nell’«Agnus Dei» finale. Una grana vocale nitida, luminosa e di una certa grazia, è invece quella del tenore Kenneth Tarver, nel suo irreprensibile «Domine Deus», curatissimo nell’intonazione, incisivo per articolazione del testo. Infine, la bellissima voce del basso Ugo Guagliardo, dal timbro tornito e profondo, ha una corposità di suono che riesce a mantenere in tutta la sua estensione.