Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

UNA RETE DI COMUNI PER IL BENE COMUNE

Fonte: Sardegna Quotidiano
23 gennaio 2012

UNA RETE DI COMUNI PER IL BENE COMUNE

di Enrico Lobina

Il 28 gennaio, a Napoli, si terrà il “Forum dei comuni per i beni comuni”. L’evento è promosso da Luigi De Magistris, sindaco di Napoli. Parteciperanno Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, Michele Emiliano, sindaco di Bari, Nichi Vendola, governatore della Puglia. E centinaia di sindaci, amministratori, attivisti di movimenti e associazioni. L’obiettivo è discutere insieme di come uscire, concretamente ed in modo positivo, dalla crisi. Perché uscire dalla crisi più poveri di prima, così come vuole Mario Monti, non significa uscire dalla crisi. Discuteremo di come gli Enti Locali possono lanciare e organizzare una alternativa economica che parta dalla difesa dei beni comuni. Un tema sul quale si sono espressi 27 milioni di italiani. Con un risultato netto, che il governo Monti vuole ribaltare. Cinque saranno i tavoli tematici ai quali i rappresentanti di amministrazioni, organizzazioni e movimenti potranno prendere parte: autonomia finanziaria degli enti locali e fondi europei; beni comuni e aziende partecipate; politiche del welfare e politiche dell’accoglienza; ciclo rei rifiuti e sostenibilità; politiche della mobilità e trasporti. Cosa è un bene comune? Definiamo bene comune quegli spazi e quelle politiche che non vogliamo vengano regolate dalle leggi del liberismo, cioè dalle leggi del merca- Il 28 gennaio a Napoli un forum con sindaci e amministratori per discutere di come uscire davvero dalla crisi to. Io considero beni comuni l’ac - qua, il vento, il sole, il paesaggio, per certi versi la terra in sé. Ma anche la conoscenza, internet, salute, l’ambiente. In Sardegna, nel 2011, circa 800.000 sardi hanno votato a favore della ripubblicizzazione dell’acqua e affinché sull’acqua non si facesse profitto. La discussione su come fare rispettare il referendum popolare non è mai partita. Tanto meno si è discusso sul significato politico del referendum, che è uno strumento di partecipazione diretta ed i cui esiti devono sempre essere rispettati. Il significato politico è che esistono settori e politiche sulle quali le leggi del neoliberismo e del mercato non devono valere. Sull’acqua abbiamo scritto. Ma come dovremmo porci sul vento e sul sole? Passata l’era della P3, rimane il fatto che non esiste una borghesia sarda capace di utilizzare in modo ambientalmente e socialmente corretto il vento ed il sole di Sardegna. Visto che i privati non riescono a farlo, che lo debba fare la collettività nel suo insieme? L’incontro di Napoli affronterà anche temi apparentamente tecnici, ma in realtà tremendamente politici. Come l’articolo 4 della manovra Monti, che obbliga gli enti locali a privatizzare buona parte delle partecipazioni detenute nelle “municipalizzate ”. Molto concretamente, tutto si potrebbe tradurre in un tracollo del nostro sistema di trasporto pubblico locale (Arst e Ctm, per esempio). Si tenta di scaricare sui comuni parte dei costi della crisi. Si costringe a diminuire i servizi e l’assistenza, nel momento in cui ci sarebbe bisogno del contrario. Dall’incontro di Napoli potrebbe nascere una “Rete dei comuni per i beni comuni”. Ci dobbiamo essere. Contemporaneamente, si ragioni sulle peculiarità di una regione- nazione come la Sardegna. Il Consiglio regionale non lo fa. Lo facciano gli amministratori. Lo faccia l’Assemblea Costituente che insieme dobbiamo far nascere. Lo facciano i sardi. Consigliere comunale Fed. della Sinistra www. enricolobina.

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