Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Lirico, ora un prestito»

Fonte: L'Unione Sarda
16 gennaio 2012

TEATRO. Parla l'ex sovrintendente esautorato dopo dieci mesi
 

Gennaro Di Benedetto: ho saputo fare utili
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È durata poco più di dieci mesi l'esperienza di Gennaro Di Benedetto come sovrintendente del Teatro Lirico. Nominato il 3 marzo dello scorso anno, il suo incarico si è concluso venerdì, quando il sindaco, a nome del cda, gli ha detto grazie e l'ha accompagnato alla porta. Accogliendo di fatto le richieste dei lavoratori dell'ente.
Fortemente voluto dall'ex primo cittadino Emilio Floris per le sue capacità manageriali, Di Benedetto, 57 anni, laurea in Scienze politiche arriva in città dopo l'esperienza di sovrintendente al Carlo Felice di Genova (2003-2008). Nato a Saracena, nel cesenate, si è formato alle Acli, dove è stato responsabile dell'organizzazione. Nel suo curriculum scrive che «ha riorganizzato l'intera attività della Fondazione genovese aumentando del 30% la produzione del teatro», di aver «rivisto gli accordi sindacali aziendali rideterminando condizioni e misure», di aver «proceduto alla rimodulazione della pianta organica e chiuso in equilibrio finanziario gli esercizi dal 2003 al 2006: di aver superato il record di presenze di pubblico del teatro genovese sia in termini di abbonamenti che di pubblico pagante».
Si aspettava di essere esautorato così?
«No comment».
I sovrintendenti cambiano ma i debiti aumentano. I lavoratori vi accusano di creare danno ai teatri
«A Cagliari, grazie al lavoro forte di tutte le maestranze del Teatro, che hanno prodotto un lavoro inusuale rispetto ai carichi di lavoro normale, siamo riusciti a chiudere con largo utile».
Però rimangono i debiti.
«Questo è il problema del Teatro e per questo è stato fatto un piano industriale».
Cosa prevedeva?
«Un certo tipo di attività con l'ausilio di risorse umane che vengono misurate per impegno».
Si spieghi meglio.
«Sicuramente una riduzione delle persone impiegate nelle produzioni rispetto a quelle utilizzate. E poi proporre quelle attività - gli spettacoli - che il Teatro ha sempre prodotto».
Per risanare bisogna per forza tagliare gli stipendi?
«La questione è più complessa. Il nodo è uno: una parte di ridistribuzione non era più erogabile per una serie di motivi».
Si riferisce agli “acconti sui miglioramenti futuri”?
«Esatto. Ma non stiamo nemmeno parlando di stipendi che superano le medie. È una questione formale. Altro non aggiungo».
Come ha trovato i conti del Teatro al suo arrivo?
«Sono conti che parlavano da soli. Se questo teatro ripartisse da oggi e facesse attività come quelle realizzate nel 2011, allora sì che produrrebbe utili».
E lei cos'ha fatto per il risanamento?
«L'unica cosa che abbiamo potuto fare, nel rispetto del bilancio, è stato erogare nel giugno scorso un acconto del 20% a fornitori e artisti. La situazione non consentiva di fare altro e naturalmente adesso ci vuole un intervento robusto».
Robusto come un prestito bancario.
«È quello il vero intervento da fare. Sono debiti che si possono sopportare per un certo grado di tempo. Ringrazio i fornitori che non ci stanno facendo decreti ingiuntivi».
Un bilancio di fine carriera al Lirico.
«Quello di cui sono sicuro è che non c'è nessuno che possa fare il giudice di sé stesso».
Mario Gottardi