I blitz
VIALE TRENTO La sede istituzionale della Regione è diventata l’obiettivo delle proteste più eclatanti: i precari del Comune hanno occupato il primo piano, al nono ci sono gli anti-Equitalia
Assalto dei disperati al palazzo del potere. La sede della regione di viale Trento ha dei nuovi occupanti: al primo piano ieri mattina è approdata una decina dei precari del Comune di Cagliari, in lotta per un posto di lavoro. Fanno compagnia agli “indignados ” di Equitalia che da lunedì si trovano più in alto, al nono piano della seconda torre dove è in funzione lo sportello per “La difesa dei diritti fondamentali del cittadino”. Anche i nuovi arrivati trascorrerano la notte nel palazzo: vogliono risposte dall’esecutivo regionale che però saranno rinviate a lunedì. L’incontro convocato d’urgenza ieri mattina con l’assessore regionale al Lavoro Antonello Liori si è tradotto con un nulla di fatto. E la cosa non è piaciuta per nulla ai precari: in dieci rimarranno lì ad oltranza mentre la sicurezza che presidia l’ingresso ha bloccato tutti gli accessi. Chi esce non rientra, questo è l’ordine tassativo. Arrivato per bloccare l’ondata dei disperati che un giorno sì e l’altro pure piazzano le tende nella sede istituzionale della Regione che ospita gli uffici della presidenza della Giunta.
PRECARI MAI STABILIZZATI
La storia dei precari del Comune di Cagliari è semplice: dopo aver partecipato alle selezioni per essere stabilizzati si sono sentiti dire che per loro non c’era posto. Le casse sono vuote e i cantieri per il lavoro non possono partire. Spiega Luca Locci, della Cgil: «La Regione non dà i fondi agli Enti Locali, nonostante con la legge 12 del 2011 si sia impegnata a finanziare i programmi pluriennali di stabilizzazione di questi lavoratori. E tutto questo si traduce in un taglio ai servizi sociali». In mezzo ci stanno loro: persone di più di 60 anni che fino a qualche anno fa racimolavano 700 euro al mese nei cantieri comunali. Sono 103 solo a Palazzo Bacaredda quelli che hanno diritto al posto. Duecento invece quelli che rientravano nei progetti speciali, rimasti pure loro senza impiego. Omero Porru, 64 anni, muratore specializzato, fa parte della schiera: «Ho partecipato alla selezione, ero tranquillo. Stamattina ci hanno detto che non avrebbero stabilizzato più nessuno, non ci sono soldi. Sono disperato, non ho diritto neanche alla cassa integrazione». Barbara Piras, 53 anni: «Non si mette in pratica la legge regionale. Noi siamo tutta gente che ha sempre lavorato nei cantieri e ora siamo senza nulla». Per questo i sindacati chiedono alla Regione un piano straordinario per il lavoro. Nino Cois, Fp-Cgil: «Il 18 ottobre abbiamo chiesto un incontro alla Regione perché sapevamo del ritardo ed eravamo preoccupati che potesse succedere quello che poi è accaduto. Inutile dire che non ci hanno risposto ». «I politici vivono fuori dalla realtà - attacca ancora Locci -. E non si rendono conto che c’è una polveriera pronta ad esplodere. Non servono grandi risorse per attivare questi cantieri: basterebbero anche 30 milioni di per dare risposte a gente che non ha né cassa integrazione né tanto meno una pensione». Francesca Ortalli