Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La telenovela infinita che danneggia la città

Fonte: L'Unione Sarda
13 gennaio 2012

L'opinione
 

di Giulio Zasso
Sembra la millesima puntata di una telenovela insopportabile ma è anche una ferita aperta che continua a sanguinare sull'immagine della città. Per vent'anni Comune e Cagliari calcio si sono sfidati in una guerra fredda che ha ridotto il Sant'Elia a un ammasso di macerie. E ogni quindici giorni offre il peggio di sé davanti ai tifosi, alle televisioni e anche ai turisti che scelgono incautamente di seguire le partite dei rossoblù.
Lo stadio è forse il biglietto da visita più importante per il capoluogo ma l'estenuante gioco delle parti sembra avere fatto perdere di vista l'obiettivo principale. Il Cagliari, squadra prestigiosissima del calcio italiano, patrimonio di un'isola intera, ha il diritto ma anche il dovere di presentare le proprie esibizioni in un impianto dignitoso. Non lo è certo questo Sant'Elia, snaturato dalle tribunette d'acciaio e violentato da un degrado che mette i brividi (chi non lo visita da tempo, provi a fare un giro tra i muri cadenti, l'acqua stagnante o i ferri arrugginiti per farsi un'idea dello spettacolo indecoroso)
Dal 1997 si parla di ricostruzione, di demolizione o di riconversione ma la fine del tunnel sembra ancora lontana, a meno che Cellino non riesca davvero a portare a termine il suo progetto di far traslocare il Cagliari in un impianto nuovo a Elmas. La città vedrebbe un po' più da lontano uno dei suoi beni più preziosi ma in un modo o nell'altro sarebbe la svolta. Il Sant'Elia potrà morire definitivamente o magari tornare a nuova vita. Di sicuro finirebbe quest'agonia impietosa che fa il male della società rossoblù, del Comune e soprattutto dei cagliaritani.