Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Costretti a vivere in 10 metri

Fonte: L'Unione Sarda
10 gennaio 2012

MULINU BECCIU.

Trentasei famiglie chiedono un alloggio. Il Comune: è una priorità
 

Via Tiepolo, dentro la casa-albergo: «Qui è un carcere»
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Non avere il riscaldamento da due anni è solo l'ultimo dei problemi. Il problema è la casa. «Non vi preoccupate è una sistemazione temporanea, al massimo sei mesi», avevano detto i funzionari alle Politiche sociali del Comune quando gli avevano assegnato una delle “case albergo” di via Tiepolo 1, a Mulinu Becciu: dieci metri quadri da dividere in tre (20 per i nuclei di 5 persone). Peccato che quel giaciglio provvisorio sia diventata dimora stabile per trentasei famiglie: dopo otto anni, chiedono al Comune una casa vera.
 

DIECI METRI QUADRI Stefano Farris ha 43 anni, una compagna e una bimba di dieci anni, è disoccupato: «Faccio lavoretti in muratura», spiega. Come la parete in cartongesso nei suoi 10 metri quadrati: «Dovevo ricavare uno spazio per mia figlia». L'ingegno non gli manca visto che ha creato un tavolino ripiegabile a muro e un soppalco che funge da dispensa. «Ci mettiamo gli abiti in buste sottovuoto», spiega, «altrimenti si impregnano degli odori del cibo. Il pesce, ad esempio, non possiamo prepararlo». La “cucina” è a soli 30 centimetri, ricavata in un angolo dove ci sono un frigorifero, un fornellino elettrico a due piastre, e un forno microonde. La mattina richiudono il divano letto, lavano scodelle, tazzine e caffettiera nel lavandino del bagno. Lo stesso per le stoviglie del pranzo e della cena. «Non c'è un lavabo in cucina». Poi, di notte, spostano il tavolo e riaprono il divano-letto. Che sbarra l'accesso alla porta d'ingresso. «Se scoppia un incendio come scappiamo?», si chiede Farris. La vita delle altre 35 famiglie è pressoché simile.
Tranne in alcuni casi, come quello della coppia che ha un bimbo di 5 anni e mezzo che soffre di bronchite asmatica ed è allergico a muffe e acari. «Dobbiamo imbiancare i muri ogni 5 mesi», racconta il padre. O come quello di Mihail George Popescu, disabile in sedia a rotelle, che per due mesi non è potuto uscire dall'appartamento perché c'era l'ascensore fuori uso. «Mi aiutava la guardia», dice.
 

IN “ALBERGO” La struttura ha un custode, spazi in comune come cucine e lavanderie, ludoteche, e soprattutto orari e regolamenti. «Non siamo in albergo ma in carcere», commenta sarcastica Silvia Dimartino. «Dopo le 22 nessuna visita, per assentarci per più di un giorno dobbiamo fare domanda scritta». Anche la vita quotidiana sarebbe impossibile se i custodi non chiudessero un occhio. «Non potremmo cucinare né stendere i panni, né avere elettrodomestici, né fare lavori in casa», aggiunge Alessio Aleppi. Anche perché le cucine, le lavatrici e le asciugatrici a gettone in comune non funzionano. Il riscaldamento è fuori uso da due anni. L'unico stanzone in cui vivono le famiglie d'inverno si riscalda facilmente, «ma d'estate è un vero forno: accendere la piastra per cucinare è una tortura». Poi ci sarebbero anche servizi comuni, come la ludoteca, controllata, come tutta la struttura, dalla cooperativa Immacolata onlus. «Ma la lasciano aperta solo un'ora».
 

IL COMUNE «È l'impostazione della casa-albergo che non ci piace», spiega l'assessore alle Politiche sociali, Susanna Orrù. Sarà lei a gestire l'ennesima emergenza abitativa. Anche perché gli inquilini di via Tiepolo sono stanchi di aspettare: «Vogliamo che il sindaco Zedda si ricordi delle promesse in campagna elettorale», è scritto in uno degli striscioni appesi nella facciata dello stabile. «Il Comune conosce benissimo la situazione», continua Orrù, «che si è stratificata negli anni». Ma a prescindere da chi abbia creato il problema, sottolinea che «in ogni caso bisogna risolverlo presto». Per questo via Tiepolo «è il primo punto nell'agenda stilata col nuovo dirigente Ersilia Tuveri». Il Comune «ascolterà le singole famiglie e con esse cercherà una soluzione specifica, non tutte vivono lo stesso disagio». Ma tutte vivono in dieci metri quadri che vogliono abbandonare il prima possibile.
Mario Gottardi