Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu: il Tar dà ancora ragione a Cualbu

Fonte: La Nuova Sardegna
19 settembre 2008

VENERDÌ, 19 SETTEMBRE 2008

Pagina 9 - Sardegna


Sospeso per mancanza di presupposti lo stop ai cantieri sul colle dei Punici



Pochi mesi fa la sentenza definitiva ha bocciato i «paletti» disposti per notevole interesse pubblico dell’area circostante al sito

MAURO LISSIA

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CAGLIARI. Arriva una nuova sconfitta per la Regione nell’ormai interminabile scontro giudiziario per la difesa dei colli di Tuvixeddu e Tuvumannu: la seconda sezione del Tar ha accolto il ricorso urgente della Nuova Iniziative Coimpresa e ha sospeso per mancanza di presupposti il blocco dei lavori imposto dalla giunta Soru il 4 settembre scorso in base all’articolo 14 della legge regionale 45 del 1989.
Per l’amministrazione regionale è la terza batosta nel giro di un anno e segue di pochi mesi la sentenza definitiva con cui il Consiglio di Stato ha bocciato i vincoli disposti per notevole interesse pubblico sull’area circostante al sito archeologico. La legge 45 stabilisce che il provvedimento cautelare trimestrale ora cassato dai giudici di piazza del Carmine non è ripetibile, quindi l’ordinanza firmata ieri mattina dalla seconda sezione presieduta da Rosa Panunzio - consigliere Tito Aru, relatore Antonio Plaisant - dovrebbe chiudere la contesa almeno sul fronte amministrativo. I legali della Regione - Roberto Murroni, Giampiero Contu, Paolo Carrozza e Vincenzo Cerulli Irelli - hanno prodotto in aula il decreto del 12 settembre col quale il sovrintendente ai beni architettonici e paesaggistici Fausto Martino ha annullato due nullaosta concessi dal comune di Cagliari al gruppo Cualbu per l’edificazione di parte delle aree. I giudici l’hanno però ritenuto irrilevante ai fini del giudizio, trattandosi di un’iniziativa esterna alla Regione assunta in autonomia dal ministero dei Beni Culturali e comunque del tutto slegata dal provvedimento di inibizione. Fra l’altro si trattava di copie dei documenti originali, prive delle firme del responsabile del procedimento e del sovrintendente. E’ passata al contrario la linea dei difensori del gruppo Cualbu - Antonello Rossi e Pietro Corda - e di quelli del comune di Cagliari (Ovidio Marras, Marcello Vignolo, Massimo Massa e Carla Curreli) per i quali l’iniziativa cautelare non si reggeva su alcun presupposto: «Il provvedimento cautelare impugnato - hanno scritto i giudici nell’ordinanza - non è assistito da elementi idonei sul piano motivazionale e istruttorio a comprovare la sussistenza di concrete ragioni di urgenza correlate alla protezione degli interessi paesaggistici affidati alle cure della Regione».
La Regione quindi non avrebbe più alcuno strumento per intervenire con provvedimenti di chiusura dei cantieri, che a questo punto restano di competenza del ministero dei Beni Culturali. E’ stato infatti il Consiglio di Stato, nella sentenza di fine luglio, a confermare la possibilità che le sovrintendenze decidano di imporre un nuovo vincolo sull’area oggi edificabile. Un’ipotesi sollecitata nei giorni scorsi anche da Italia Nostra, che ha inserito Tuvixeddu fra i dieci siti italiani di assoluta importanza culturale minacciati dall’aggressione del cemento. E’ poi del 12 settembre scorso il decreto firmato firmato dal sovrintendente ai beni architettonici e paesaggistici Martino, che rilevate una serie di vizi procedurali nei nullaosta paesaggistici concessi dal comune a Coimpresa li ha ritenuti illegittimi. Se le valutazioni di Martino dovessero essere estese all’insieme del quadro autorizzativo in possesso del gruppo Cualbu per Tuvixeddu i cantieri potrebbero essere nuovamente chiusi. Ma a questo punto, con la Regione ormai inerme dopo la sequenza di sconfitte davanti ai giudici amministrativi, tutto dipende dalle decisioni dello Stato.