Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu, lo Stato boccia il nullaosta comunale

Fonte: La Nuova Sardegna
18 settembre 2008

GIOVEDÌ, 18 SETTEMBRE 2008

Pagina 1 - Cagliari

di Mauro Lissia



«Un vizio esiziale nella procedura autorizzatoria I lavori provocheranno il degrado della zona»






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CAGLIARI. I lavori di edificazione sul colle di Tuvixeddu «introducono un elemento di irreversibile degrado, tale da compromettere gravemente la qualità dei luoghi e di impedirne la riqualificazione, peraltro prevista e disposta dal vigente piano paesaggistico regionale»: nel giorno dell’ennesima decisione del Tar sulla vertenza Regione-Coimpresa arriva un decreto del sovrintendente regionale per i beni architettonici e paesaggistici Fausto Martino che conferma con forza la linea anti-cemento dello Stato e boccia con argomentazioni al vetriolo l’autorizzazione paesaggistica concessa dal Comune al gruppo Cualbu il 25 agosto scorso per l’edificazione dell’area dei colli di Sant’Avendrace, vicino a via Is Maglias. Nell’annullare il nullaosta comunale «perchè illegittimo» Martino liquida con freddezza la decisione del dirigente del servizio («argomentazioni superficiali, non pertinenti e prive di motivazioni sul contesto») e valuta l’atto firmato dall’ufficio comunale come «viziato da eccesso di potere sotto il profilo della carenza sia di istruttoria che di motivazione di legge» perchè in contrasto con una lunga serie di disposizioni contenute anche nel Ppr. Ma non è finita: il sovrintendente Martino cavalca le motivazioni che hanno spinto la Regione a bloccare il piano del gruppo Cualbu affermando che «la zona di Tuvixeddu-Tuvumannu, comprendente l’intervento edificatorio oggetto dell’autorizzazione (quello di Coimpresa, ndr) rivesta per le sue peculiarità di carattere paesaggistico e storico-culturale e per l’elevato livello di panoramicità un rilevantissimo interesse pubblico».
Una zona che «l’intervento, particolarmente visibile da numerosi punti di belvedere accessibili al pubblico, a causa delle alterazioni della morfologia del terreno, delle conseguenti opere di contenimento, delle opere di urbanizzazione estese su un’ampissima superficie tende a trasformare radicalmente l’immagine dell’area - scrive Martino - introducendo un elemento di irreversibile degrado».
CODICE URBANI. Fin qui le valutazioni tecniche del sovrintendente. Che però, nel suo decreto di annullamento firmato il 12 settembre scorso, interviene anche sugli aspetti formali dell’atto per assestare un durissimo colpo alla decisione del Comune, peraltro scontata, di concedere il nullaosta 839/PT del 28 agosto partendo da una certezza: «L’area interessata dal progetto di riqualificazione urbana e ambientale dei colli di Sant’Avendrace è da ritenere sottoposta a tutte le disposizioni della parte terza del Codice Urbani in quanto espressamente individuata quale ‘bene paesaggistico’ dal vigente Ppr». Secondo Martino il parere emesso dal direttore dell’ufficio Tutela del paesaggio in base alla legge 1497 del 1939 «era esplicitamente finalizzato all’approvazione dei piani regolatori o d’ampliamento dell’abitato e non a quella di piani particolareggiati e strumenti urbanistici attuativi ad essi assimilati, per i quali risultava vigente quanto stabilito dall’articolo 16 comma 3 della legge 1150 del 1942».
PARERE NULLO. Tradotto in termini comuni, quel parere non conta nulla perché - sostiene Martino - l’autorizzazione dell’ufficio Tutela paesaggio riferita al progetto Tuvixeddu «avrebbe dovuto essere rimessa all’esame della Sovrintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per effetto della legge 431/1985». Il che - sottolinea Martino - non è stato. La conseguenza è scontata: «Il mancato inoltro della citata autotizzazione paesaggistica del 27 maggio 1999 - scrive Martino - ha impedito a questo ufficio di esercitare i poteri espressamente attribuitigli dalla legge, determinando nei fatti l’improprio consolidamento di un atto destinato, in quanto autorizzante un piano attuativo, a produrre effetti in ordine ad una pluralità di interventi edilizi quale quello in esame». E per il sovrintendente si tratta di un «vizio esiziale e insanabile nell’iter di autorizzazione» del progetto. Quindi - secondo il dirigente ministeriale - rientra in gioco il Ppr e si deve applicare quanto previsto all’articolo 49 su «aree caratterizzate da edifici e manufatti di valenza storico-culturale».
VIETATO COSTRUIRE. In sostanza: il divieto di costruire nelle more dell’adeguamento dei piani urbanistici al Ppr. Come dire che in questa fase le betoniere di Nuova Iniziative Coimpresa dovrebbero stare a riposo.
Ma c’è dell’altro. Alla pagina 6 del decreto di annullamento Martino fa un rimando a un elemento fondamentale, quello a cui gli ambientalisti e la Regione si sono richiamati invano, incassando sconfitte nei giudizi amministrativi: dal 1999, quando venne concessa l’autorizzazione per l’area di via Is Maglias, le norme che regolano le iniziative immobiliari su aree delicate sono state progressivamente modificate in linea con la «crescente sensibilità per la tutela del paesaggio».
IL PAESAGGIO. Sono cambiati i tempi e la Convenzione europea sul paesaggio, che si è svolta a ottobre del 2000 a Firenze ed è stata ratificata con la legge 14 del 2006, ha segnato «evidentemente un’ulteriore evoluzione del concetto di paesaggio». Che è diventato un concetto più alto, articolato, slegato dalla semplice e rudimentale idea di difendere ciò che contiene per essere considerato «componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamento della loro identità». Per questo, per difendere il compendio paesaggistico di Tuvixeddu-Tuvumannu, la Regione e le associazioni ecologiste si sono mosse, anche in modo confuso. Per impedire che su quel segmento di paesaggio che il dirigente dello Stato qualifica come «area di rilevantissimo interesse pubblico» vengano costruiti palazzi per abitazione. Ora si tratta di capire se il ragionamento tecnico e le valutazioni del sovrintendente Martino possano essere estese all’intero quadro delle autorizzazioni rilasciate al gruppo Cualbu per realizzare il progetto immobiliare. Di certo la posizione categorica espressa dall’ufficio ministeriale - e dunque dallo Stato, che si era già schierato al fianco della Regione con una memoria depositata al Consiglio di Stato - potrebbe pesare sul futuro della vertenza.
IL TAR. Stamane intanto i giudici del Tar dovrebbero decidere sulla richiesta di sospensiva avanzata dai legali di Nuova Iniziative Coimpresa del nuovo stop trimestrale imposto dalla Regione ai cantieri. I difensori del gruppo Cualbu hanno chiesto la procedura accelerata.