Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Prezzi da paura, famiglie sarde in crisi

Fonte: La Nuova Sardegna
18 settembre 2008

GIOVEDÌ, 18 SETTEMBRE 2008

Pagina 4 - Sardegna

di Alfredo Franchini



Cagliari è ancora regina del carovita Bilanci in rosso per alimenti e benzina






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CAGLIARI. Che succede ai prezzi in Sardegna? Perché l’inflazione vola? I dati Istat parlano chiaro: da troppi mesi i prezzi rilevati a Cagliari sono i più alti d’Italia; nel mese scorso l’indice Istat si è attestato al 4,5%, (esclusi i tabacchi), e al 4,7 complessivo. Seguono Torino (4,5%) e Palermo (4,4%). È allarme rosso in tutta Italia, dunque, tanto che oggi le associazioni dei consumatori hanno proclamato lo «sciopero della pagnotta», con l’invito, per un giorno, ad astenersi dal comprare il pane, ma il problema sembra ancora più grave in Sardegna tanto che la Confagricoltura ha lanciato l’allarme per il rincaro dei costi e ha chiesto un intervento della Regione per controllare gli aumenti delle materie prime.
«L’aumento incontrollabile delle materie prime accompagnato alla forte siccità sta mettendo a dura prova il comparto agricolo regionale», ha denunciato in un documento l’associazione di categoria. «Alcuni settori potrebbero andare incontro ad un vero e proprio tracollo produttivo. Le colture cerealicole, in particolare il grano, rischiano di essere cancellate dal sistema isolano. Gli elevati costi produttivi, infatti, potrebbero indirizzare, a giudizio di Confagricoltura, «le scelte imprenditoriali ad una non-produzione, con la conseguenza che gli imprenditori possano decidere di abbandonare le coltivazioni a bassa redditività e accontentarsi dei soli premi comunitari».
Di fronte a questo poco invidiabile record, i sardi hanno paura della possibile «stangata autunnale». Perché, se è vero, che gli alimentari, i generi di prima necessità, sono aumentati del 6,3% rispetto all’anno scorso, è altrettanto vero che a mettere in crisi il bilancio familiare sono le bollette, il riscaldamento e la benzina.
Vola, dunque, la spesa quotidiana e aumenta di pari passo l’indebitamento delle famiglie, come ha certificato la sede sarda della Banca d’Italia. I dati Istat rilevano un aumento dell’inflazione nell’isola che ormai è costante: la crescita era stata del 3,6 per cento nel maggio scorso e da allora c’è stato l’allargamento di un altro punto. Dati che, tra l’altro, peseranno nel dibattito sul federalismo visto che, in un disegno di legge della regione Lombardia, uno dei tre parametri individuati per poter applicare la «compensazione fiscale» è proprio il caro vita che sino a poco tempo fa era più alto nelle regioni del Nord. L’Istat, però, sta «sconvolgendo» lo scenario visto che, nella parte alta della graduatoria tra i capoluoghi, oltre Cagliari e Napoli ci sono Reggio Calabria, Potenza, Bari, Palermo e Campobasso.
Il carovita va messo, poi, in relazione al calo dei redditi, secondo i sindacati e molte associazioni di categoria regionali. Elementi che si aggiungono ai pericoli della stagnazione denunciata martedì scorso dall’Api sarda e, in precedenza, dalla Cna. La nostra è un’inflazione «importata» ed è forse il motivo per cui la Sardegna ha il primato negativo. Forse se esistesse la continuità territoriale per le merci, la cui mancanza fa lievitare i costi del trasporto, l’inflazione sarebbe un po’ più bassa. Stesso discorso anche per l’energia elettrica: costa di più perché non c’è il gas metano. E dall’autunno le spese per il riscaldamento rischiano di aggravare i bilanci delle famiglie sarde.