Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Duke, il jazz e la Sardegna

Fonte: L'Unione Sarda
18 settembre 2008


Sonorità ruvide, irregolari; suoni di confine tra le note e i rumori, guidati da un'idea melodica che sa di selvatico e nello stesso tempo rassicura. La camera da presa indugia sui particolari delle labbra di Paolo Fresu, sull'imboccatura della tromba, sulle sue dita sui pistoni e poi gioca su campi lunghi e dissolvenze, mentre passano immagini del levarsi in volo dei fenicotteri, dei volteggi di una poiana, di paesaggi brulli e riarsi. Musica e immagini che mostrano una Sardegna bella, non da cartolina. L'opening del Prix Italia è un concerto fuori dagli schemi. Un po' soirée televisiva, con corollario di discorsi e ringraziamenti, e un po'spettacolo multimediale, che ha per protagonisti l'Orchestra della Rai diretta da Wayne Marshall e Paolo Fresu alla tromba. Sullo fondo, le quinte di scena in movimento e l'inframmezzarsi dei video musicali di Fresu rompono il rituale del concerto, proiettano in una dimensione inconsueta il Teatro Lirico di Cagliari che ha ospitato la manifestazione Rai condotta da Giovanna Milella.
Un'occasione preziosa, a partire dalla scelta del repertorio, tutto legato al jazz. Con l'ouverture da Girl Crazy , di George Gershwin: porta d'ingresso di una antologia che raccoglie gli spunti migliori di un linguaggio tra jazz e dimensione sinfonica. Dire Gershwin non basta a dare l'idea della miriade di suoni, dello swing, delle risonanze, che partono da Broadway e arrivano a Hollywood, sostenuti con passione dall'Orchestra della Rai. Dopo il jazz sinfonico di Gershwin ecco l'ouverture da Candide di Bernstein, e poi gli standard di Duke Ellington. A chiudere il cerchio e riportare l'orologio all'oggi è poi la fantasia eclettica di Paolo Fresu. Grande sperimentatore che ha la sua casa nel jazz, ma ama guardare, curioso e geniale, tra i generi musicali.
L'Orchestra Rai tiene fede alla sua storia, al prestigio costruito nel tempo. E proprio alle prese con un repertorio inusuale per un'orchestra sinfonica, dà prova di grande valore, sostenendo con tecnica ineccepibile e inventiva un discorso che mette in evidenza le doti timbriche della sezione percussioni, il fraseggio degli archi, l'espressività dei fiati. A dirigerla è Wayne Marshall, inglese di origini caraibiche, che domina la scena con l'incisività scattante dei gesti e l'imponenza della sua figura. Perfettamente a suo agio sul palcos, si muove con sciolta familiarità, segue sinuoso tempi e accenti di ogni pezzo, si cimenta nel doppio ruolo di pianista e direttore. Senza accontentarsi di dare gli attacchi seduto alla tastiera, appena può dirige e suona stando in piedi, senza rinunciare alla sua fantasia di concertista con interventi non convenzionali e un senso incisivo del ritmo. E il commiato, legato al nome di Duke, in un grande mix di suoni dominati dalla tromba di Fresu e dal pianoforte di Marshall, suscita l'ovazione del Lirico.
GRECA PIRAS

18/09/2008