Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tre referendum pensando alle elezioni

Fonte: La Nuova Sardegna
17 settembre 2008

MERCOLEDÌ, 17 SETTEMBRE 2008

Pagina 3 - Fatto del giorno



Su acqua e urbanistica scontri anche trasversali



In consiglio regionale dal 23 la riforma delle norme per l’edilizia

FILIPPO PERETTI

--------------------------------------------------------------------------------


CAGLIARI. Il 5 ottobre, data in cui i sardi saranno chiamati a pronunciarsi sui referendum regionali, si giocherà l’anticipo delle elezioni del 2009? Nessuno lo dice apertamente, ma tutti sono convinti di sì. E infatti attorno ai tre quesiti abrogativi (due contro Abbanoa, uno contro la legge «salvacoste» e il Piano paesaggistico) si sono aperti molti giochi politici. Anche trasversali.
Il primo problema è quello del quorum. Gli abrogazionisti pensano di superare la soglia del 33 per cento puntando sulla protesta popolare, sia per quanto riguarda il caso Abbanoa, sia per quanto riguarda i vincoli edificatori decisi dai provvedimenti voluti da Renato Soru per impostare la sua politica di tutela del territorio. I promotori dei due quesiti sul servizio idrico integrato (un comitato di sindaci capeggiato dal battagliero Angioletto Deidda, di Domusnovas) punta a liquidare sia l’ambito territoriale unico sia la tariffa unica: sarebbe la fine di Abbanoa, la società nata tra mille difficoltà e che continua a vivere in un mare in tempesta. Ufficialmente, i sindaci anti-Abbanoa non hanno avuto l’appoggio dei partiti di Centrodestra - molti dei quali impegnati nella gestione del nuovo ente - ma ora potrebbero trovare in loro forti alleati proprio per il comune interesse di superare il quorum.
Il comitato promotore del referendum contro la legge «salvacoste», comitato in tutto e per tutto di Centrodestra e guidato dal deputato forzista Mauro Pili, è più robusto politicamente ma porta all’attenzione dei sardi un tema molto sentito ma settoriale, forse non in grado, da solo, di convincere un elettore su tre a recarsi alle urne. Pili e gli altri sono quindi intenzionati a cavalcare anche la protesta del caro-bolletto e dei non pochi disservizi per irrobustire il numero dei votanti.
Non sono scesi in campo comitati per il no, per cui i contrari all’agrogazione dell’intera legge «salvacoste» e dei due articoli della legge sul servizio idrico integrato sembrano puntare sull’astensionismo.
Con un autentico giallo politico sul quesito che riguarda le norme di tutela del territorio. Infatti ieri, su richiesta del capogruppo del Pd Antonio Biancu e nonostante la contrarietà del suo collega di maggioranza Luciano Uras (Prc), è stato deciso che il consiglio regionale inizierà a discutere martedì prossimo, 23 settembre, la riforma della legge urbanistica: la cui approvazione prima del 5 ottobre farebbe decadere il referendum contro las «salvacoste». Le opposizione, denunciando l’«attacco alla democrazia», hanno cercato di far rinviare l’inizio della discussione a dopo il voto e lo scontro politico è stato molto duro. Lo ha risolto la stessa maggioranza assumendo l’impegno che, in ogni caso, la votazione finale del provvedimento avverrà in una data successiva al 5 ottobre anche se l’esame del testo dovesse essere già conclusa.
Su questo punto si gioca una partita delicatissima sul referendum ma anche sulle elezioni regionali del 2009. Nella maggioranza, tra i sostenitori di Renato Soru che sperano nel prevalere dell’astensionismo, ci sono due scuole di pensiero. La prima afferma che è rischioso aprire ora la discussione sulla riforma perché le inevitabili polemiche non farebbero altro che dare argomenti ai referendari e convincere molti elettori a recarsi ai seggi. La seconda afferma, invece, che proprio l’approvazione degli articoli con le modifiche convincerà i sardi che il referendum è del inutile. Questa scuola di pensiero guarda anche alle elezioni del 2009: il depotenziamento del referendum e una svolta aperturista sulla politica urbanistica potrebbero far diminuire le diffuse proteste sui vincoli.
Il prevalere degli interessi politici rischia di far passare in secondo piano le questioni di merito dei tre referendum. Che sono comunque importanti. E su una c’è un altro giallo, che sarebbe opportuno che venisse chiarito prima del 5 ottobre. Al momento, infatti, nessuno è ancora in grado di stabilire con certezza se, come dice l’opposizione, l’abrogazione della legge salvacoste farebbe cadere anche il Piano paesaggistico regionale o se, come sostengono i settori vicini alla giunta, il Ppr resta fuori da questa partita. Non è certo un elemento secondario perché molti sardi sono indifferenti rispetto alla legge «salvacoste» mentre sono più interessati (favorevoli o contrari che siano) al destino del Piano paesaggistico. Quel che è certo è che la caduta della legge «salvacoste» farebbe crollare tre punti forti dell’attuale politica urbanistica: sarebbe annullato il dimezzamento delle volumetrie urbanistiche con un «recupero» di diversi milioni di metri cubi (ipotesi a cui sono interessati soprattutto i Comuni costieri del Nord Sardegna), cadrebbe la previsione del Piano paesaggistico anche per le zone interne, sarebbero annullate le procedure riservate alla Regione e si tornerebbe al sistema della co-pianificazione tra Regione e Comuni.
E’ chiaro che gli interessi in campo sono enormi, sia nel merito delle questioni poste dai referendum, sia nel versante elettorale. Ed è quindi duplice la tentazione del trasversalismo. Sia nel Centrodestra sia nel Centrosinistra i fronti non sono affatto compatti.
Nell’opposizione regionale sono già emersi i primi contrasti. Forse per ostacolare la corsa referendaria di Pili, due suoi rivali del Pdl, Salvatore Cicu e Piergiorgio Massidda, sostengono che l’appuntamento del 5 ottobre sia un errore anche se precisano che sosterranno la battaglia. L’eventuale vittoria dei Sì al referendum abrogativo della legge «salvacoste» sarebbe infatti un successo politico con cui Pili potrebbe rimettersi in pista per tentare la rivincita contro Renato Soru. E, come Cicu e Massidda, sembrano ragionare altri esponenti del Pdl sardo, come alcune dell’area di An, interessati - in questa fase - più sulla scelta del candidato alle leadership elettorale per il 2009 che sulla battaglia contro Soru. Non è certo un caso che Pili stia puntando soprattutto sull’appoggio dei sindaci e dei dirigenti locali. Due giorni fa è nato il comitato provinciale della Gallura con una vasta partecipazione, ieri è stata la volta di Nuoro.
Portato al trasversalismo è anche il fronte del Centrosinistra a causa dello scontro fortissimo nel Pd e sulla scelta del leader per il 2009. Dato che i referendum trattano argomenti di grande rilevanza per la politica regionale, gli esponenti della maggioranza contrari alla conferma di Soru non possono certo esporsi nel fare campagna abrogazionista. Questo, almeno, a livello regionale. Ma nel territorio le cose sono diverse, perché - ad esempio - i sindaci sono più vicini alle istanze dei cittadini e nei casi in cui le proteste locali contro Abbanoa o i vincoli siano prevalenti potrebbero schierarsi a favore del Sì.
Col passare dei giorni e soprattutto se dovesse precipitare lo scontro nel Pd (tra ricorsi in tribunale e mozioni di sfiducia) questa pagina referendaria acquisterà sempre maggiore peso politico. Tanto da condizionare - da subito - le questioni legate alle leadership elettorali. Si dice che Silvio Berlusconi, al quale spetta la scelta per il Pdl, stia proprio aspettando il risultato del referendum per decidere il da farsi, anche se non è detto che anche in caso di vittoria del Sì il candidato sia Pili. Stessa tattica starebbero utilizzando gli anti Soru nel Centrosinistra: la sconfitta del presidente al referendum sulla legge «salvacoste» li convincerebbe a uscire allo scoperto in modo ultimativo.