Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Spiaggia deserta senza chioschi

Fonte: Sardegna Quotidiano
5 dicembre 2011

Poetto

 

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2009 L’ordinanza che imponeva la demolizione della maggior parte dei chioschi è stata messa in pratica quest ’anno. 5 I chioschi sopravvissuti alla demolizione che hanno continuato a lavorare fino alla fine di novembre, ora sono tutti chiusi.

CHI VA AVANTI Nella guerra tra baretti di legno, chi non accusa il colpo sono gli stabilimenti militari di cemento armato: nei loro confronti il Comune non può praticamente inter venire.

POLEMICHE Accuse dai baretti nei cartelli lasciati all’ingresso. All’Emerson fondi regionali per prolungare la stagione

IL DESERTO Niente caffè al mare per migliaia di persone, pareri contrastanti in spiaggia tra chi spera e chi si dispera

di Marcello Zasso marcello. zasso@ sardegnaquotidiano. it

Domenica 4 dicembre, 20 gradi e Poetto deserto. È stato il primo fine settimana dopo lo tsunami burocratico- giudiziario che ha travolto i chioschi. «Del Poetto che vedevo da bambina non c’è più nulla: la sabbia, i casotti, i chioschi... Speriamo che regga la Sella del Diavolo, ci è rimasta solo quella». Sandra Zuncheddu ha portato i figli a fare una passeggiata dove prima sorgevano il Nilo e il Calypso. «Non l’avevo ancora visto così, mette tristezza ma speriamo che serva a dargli una nuova vita». Poche decine di persone nella spiaggia dei Centomila. Con il Cagliari che ha giocato all’ora di pranzo ieri ci sarebbero dovuto essere migliaia di persone, invece niente «Caffè e mirto al Poetto? » . I chioschi non esistono più, quasi tutti sono stati smantellati e i superstiti sono chiusi dal primo dicembre. Ieri cielo e sabbia avevano lo stesso colore e la Quarta fermata era deserta. Lì prima c’erano i tre chioschi più frequentati d’inverno (Twist, Lanterna Rossa e Palm Beach) e tre dei sopravvissuti all’ordinanza di demolizione del 2009 (Emerson, Oasi Cafè e Malibù). «“Ma le persone che lavoravano qua, adesso cosa faranno?”, questa è la prima cosa che mi ha chiesto mio figlio come ha visto la spiaggia deserta». Mariano Farci è un imprenditore agricolo di Villasor che ha portato la famiglia a fare una passeggiata domenicale al Poetto. Uno dei pochi. «Il problema è che qui giravano soldi, ma restavano qui: erano i cagliaritani a spenderli e li incassavano gestori cagliaritani che pagavano dipendenti locali. Adesso dove sono tutti? Le persone che sarebbero state qua sono nei centri commerciali a regalare soldi alle multinazionali. Così ci perdiamo tutti».

VISIONI DIFFERENTI Ma la visione di padre e figlio sull’agonia del Poetto non è condivisa dalla metà rosa della famiglia. «Così è bellissimo, c’è tanto spazio libero e non c’è più l’invasione della spiaggia - commentano la moglie e la figlia di Farci di ritorno da una passeggiata - speriamo che con le nuove regole ci sia più ordine e sia più curata l’este - tica». Ma la visione pratica degli uomini e quella estetica delle donne si uniscono in una constatazione: «E questi squallidi muri degli stabilimenti militari? È assurdo che esistano, che nessuno possa fare niente e che nessuno si preoccupino di mantenere il decoro». Le ordinanze si sono abbattuti sui baretti, ma nulla può il Comune di fronte allo strapotere militare. All’ora del caffè è aumentato il via vai di auto, tutti diretti ai chioschi che ancora in piedi. Ma i cartelli all’ingresso avvisavano dell’avvenuta chiusura da parte del Comune per motivi di “equità”. Carlotta Spiga, Filippo Lampis e Carla Aru leggono i cartelli dell’Oasi Cafè e dell’Emerson. «È assurdo, il Poetto così mette veramente tristezza - commentano - volevamo bere un caffè, ma non c’è nessun posto aperto. Speriamo che questa decisione così forte serva veramente a qualcosa, perchè i cagliaritani non possono stare senza Poetto». I cartelli fanno riferimenti al mancato rispetto delle regole da parte degli altri chioschi, ma il presidente del consorzio Poetto Services ha risposto che, in assenza di Pul, a tutti i baretti mancavano le basi per lavorare al Poetto. Perché alcuni chioschi le carte in regola le avevano, ma la decisione del Comune di non chiedere deroghe alla Regione e far cessare la stagione a fine mese ha portato alla chiusura totale. Anche l’Emerson ha dovuto issare bandiera bianca e chiudere i battenti. All’ingresso ci sono manifesti contro la decisione del Comune con la scritta “Ora tocca... ai chioschi”, parafrasando lo slogan elettorale del sindaco. Nel cartello che critica la mossa del Comune c’è scritto anche: «Viva i contributi regionali ricevuti per i dipendenti per la campagna “Lunga Estate”». Perché se è vero che le date della stagione turistica le indica la Regione, è anche vero che la stessa Regione ha messo a disposizione degli operatori turistici 11 milioni di euro per far lavorare i dipendenti non solo d’estate. E all’E m e rson sono stati concessi quasi 10mila euro per prolungare la stagione estiva. Che si è bruscamente interrottta, a prescindere dal clima mite.