Fondi destinati a Comuni e Asl per la prevenzione del randagismo
per i cani che vivono nei rifugi
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Sterilizzazioni, iscrizione all'anagrafe canina, campagne di prevenzione, attività di sorveglianza nelle strutture che accolgono i quattro zampe: ecco su cosa scommette la Regione per combattere il randagismo. Per difendere i cagnetti meno fortunati, quelli che vivono nei rifugi o per la strada.
I FONDI REGIONALI È stata approvata giovedì scorso la delibera che stanzia per quest'anno 800 mila euro da destinare ai Comuni che avevano fatto richiesta di finanziamento. Altri 354 mila sono per la Asl, che avrà il compito di occuparsi della prevenzione per combattere il fenomeno del randagismo e il controllo delle nascite. «Quello della Regione - sottolinea l'assessore della Sanità Simona De Francisci - è un contributo importante previsto da normative nazionali e regionali e che viene incontro alle esigenze dei Comuni per poter gestire i canili, direttamente o stipulando convenzioni con associazioni protezionistiche iscritte al registro regionale del volontariato».
I CANI CENSITI Attualmente risultano identificati e censiti nella banca dati regionale dell'anagrafe canina 261.419 quattrozampe, tra quelli di proprietà e ospiti nei canili. Ma non a tutti gli esemplari viene messo il microchip: molti proprietari non ritengono necessario far inserire un numeretto identificativo al fedele amico. E, invece, proprio grazie al microchip e alla registrazione all'anagrafe, tanti animali smarriti sono stati ritrovati e gli abbandoni sono diminuiti.
L'ATTIVITÀ DELLA ASL Con il finanziamento regionale la Asl avrà il compito di effettuare le catture dei cani vaganti, le sterilizzazioni (anche per le gatte) e le attività di sorveglianza nei canili. Aumenteranno, inoltre, i controlli sui cani di proprietà, per verificare l'iscrizione all'anagrafe: la polizia con l'aiuto delle guardie zoofile avrà il compito di accertare se gli animaletti hanno il microchip.
È obiettivo prioritario, a livello regionale, la sorveglianza nei canili da parte dei servizi veterinari: l'attività di vigilanza deve essere costante nel tempo, sistematicamente programmata, registrata e documentata. In modo che i dati raccolti possano essere visibile e utili per eventuali correzioni e miglioramenti.
Francesca Ghezzo