Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il funerale dei baretti in nome dell'equità

Fonte: L'Unione Sarda
2 dicembre 2011

L'opinione
 

di Michele Ruffi
Segnatevi la data di ieri sul calendario perché in un certo senso è storica. Al Poetto è successo quello che tutti hanno sempre temuto ma che in realtà pochi credevano possibile: litorale deserto, i pochi chioschetti superstiti (cioè quelli regolari o quelli che hanno scelto la strada del ricorso amministrativo) sbarrati per obbedire alla delibera della Giunta che conferma la chiusura della stagione balneare al 31 ottobre, senza prolungarla come è sempre stato fatto in questi anni.
Pure i bagni pubblici, che in un contesto come questo sarebbero gli unici presidi di civiltà, da ieri sono stati sprangati per «lavori di manutenzione», come ha comunicato il municipio. E allora cercatevi un altro posto per andare a correre, cari sportivi, o sceglietevi un altro bar dove andare a prendere un caffè, cari cagliaritani. E voi che da anni lavorate negli stabilimentini per dodici mesi all'anno, grazie alla eterna primavera che ci ha concesso la natura, trovatevi un altro impiego.
Perché il Poetto chiude, questa volta veramente. Nessuna finta. In nome di un concetto di «equità», come dice la delibera e come scrivono con amara ironia i gestori dei baretti all'ingresso delle loro creature. Insomma: hanno chiuso gli altri, cioè quelli che hanno deciso di demolire più o meno volontariamente le strutture abusive, e allora devono chiudere anche loro, i regolari. Che altrimenti, a concorrenza quasi azzerata, sarebbero stati troppo avvantaggiati. Invece no: muoia Sansone insieme a tutti i chioschetti. In nome dell'equità.