Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Riti pasquali e ovili in lotta “Babel” racconta la passione

Fonte: L'Unione Sarda
30 novembre 2011

Marco Antonio Pani e Marina Anedda protagonisti dell'apertura del festival
 

E venerdì Salvatore Mereu con il suo “Sonetàula”
Prima serata e prime proiezioni, per il Babel Film Festival, la rassegna dedicata alle minoranze linguistiche e in particolar modo, in questo suo secondo anno, al popolo armeno. All'Odissea di Cagliari i vincitori della scorsa edizione hanno offerto al pubblico qualche stralcio dei loro work in progress. A presentarli, e a ribadire gli intenti del Festival, gli organizzatori Antonello Zanda, Tore Cubeddu e Paolo Carboni.
Assente Salvatore Mereu, colpito da un grave lutto familiare ma atteso al prossimo incontro di venerdì (Umanitaria, ore 11,30) coi critici Gianni Olla e Sergio Naitza. Il regista non ha dunque potuto introdurre la versione integrale di “Sonetàula”, pluripremiata pellicola ispirata al libro di Giuseppe Fiori, e neppure parlare del suo film in uscita, “Bellas Mariposas”, storia di periferia nata dalla penna di un altro scrittore, Sergio Atzeni. Sono stati Marina Anedda (Premio NUCT 2010) e Marco Antonio Pani (Premio FICC 2010) a parlare delle loro opere. Sullo schermo dell'Odissea le immagini di mondi apparentemente lontani, scene di riti religiosi e degli ovili in cui si fa il formaggio, di uomini in lotta e processioni pasquali. A colori, “Is cantoris de cira santa” firmato da Marina Anedda, segue gli officianti della Passione nel quartiere di Villanova, soffermandosi sugli incappucciati, le pie donne e i confratelli che ancora conoscono formule e intonazioni dei canti sacri. Ma ciò che la regista sottolinea, al di là del pathos delle spine di Cristo e delle preghiere corali, è lo svuotamento di un rione dove non ci sono più bambini e dove fra poco mancherà quella cultura popolare che da secoli nutre una forma di culto ricca anche di teatralità. Qualcuno - soggiunge rabbrividendo l'autrice - suggerisce di impiegare dei figuranti e trasformare un'espressione di devozione in offerta turistica. Intervistati, i cantores confermano - metà in italiano, metà in cagliaritano - quanto sia difficile mantenere intatti le parole e i gesti di una tradizione stratificata nei secoli e mai codificata.
Sempre passione, ma di altra natura, nel lungometraggio di Marco Antonio Pani e Paolo Carboni. “Capo e croce”, il titolo. Protagonisti veri, i pastori in lotta e le loro ragioni. Un bellissimo bianco e nero e un ottimo montaggio, per dar voce a persone “decise e intelligenti” bloccate al porto di Civitavecchia e affrontate da carabinieri in assetto antisommossa dopo una notte passata sul pavimento della nave. Tra loro, ragazze e anziani e qualche energica signora con lo scialle nero in testa. «Non è stato facile farci accettare da tutti», spiega Marco Antonio Pani. «All'inizio ci consideravano intrusi o, peggio ancora, infiltrati. Poi hanno capito l'onestà dei nostri intenti e ci hanno difeso».
Alessandra Menesini