Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Ignazio, un colle abbandonato

Fonte: L'Unione Sarda
16 settembre 2008

Tanti rifiuti intorno al faro di Calamosca nonostante gli sforzi della coop Sella del Diavolo


L'hanno ribattezzata "la terra di nessuno". Anche se, in realtà, l'area che circonda il faro di Calamosca appartiene a tutti quelli che, la notte, popolano i suoi angoli nascosti tra le sterpaglie e la macchia mediterranea, in mezzo alle rocce o nei tunnel costruiti a scopi militari. Non salgono sul colle di Sant'Ignazio per la bellezza del panorama o, almeno, non solo per quello. E lasciano, in mezzo alle rocce calcaree, rifiuti di ogni tipo. È intervenuta la Commissione cultura del Comune, ieri mattina, con un sopralluogo, proprio per vederci chiaro sulle condizioni di un promontorio di grande fascino, che conserva testimonianze preziose come il fortino di Sant'Ignazio ed è considerato un orto botanico a cielo aperto.
«Si attende il passaggio dell'area, che è di pertinenza militare, alla Regione. Ma bisogna intervenire subito per valorizzarla». Maurizio Porcelli, presidente della Commissione, mette in rilievo carenze e grandi potenzialità di «una terra che, per come stanno attualmente le cose, è davvero di nessuno. Le condizioni igieniche sono precarie e non esiste neppure un servizio di controllo notturno». Di giorno, invece, ci lavorano i ragazzi della cooperativa Sella del Diavolo, che fanno di tutto per conservarne l'integrità. Operano sul posto da un anno e mezzo, da quando è partito un progetto per la valorizzazione dell'area promosso da Comune, Università e Forze armate. Da allora, le scolaresche visitano spesso il colle e i ragazzi della cooperativa cancellano di primo mattino le tracce dei frequentatori della notte.
«Ma non basta, c'è ancora tanto da fare», si guarda attorno il vicepresidente Ben Amara Radhouan. Ieri la Commissione ha compilato un elenco delle priorità: «Prima di tutto si deve recintare l'area, da inserire poi nel percorso turistico-culturale delle città. Quindi sistemare le indicazioni stradali», indica Porcelli. «Molte persone non sanno neppure che questo luogo bellissimo esiste. Sarebbe l'ideale trasformarlo in un belvedere, opportunamente illuminato. È un vero peccato che i turisti non vengano qui, si tratta di una risorsa turistica di pregio, che deve diventare fruibile a tutti gli effetti».
MARIANGELA LAMPIS

16/09/2008