Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quelle regole grigie come la sabbia del Poetto

Fonte: L'Unione Sarda
28 novembre 2011

L'opinione

di Enrico Pilia
C'è un qualcosa di diabolico nella pervicace volontà di assestare pesanti mazzate sul Poetto, su tutto quello che vi ruota attorno, sulla filosofia stessa dell'avere una spiaggia e godersela quando si crede. Sarà una nostra malsana abitudine, ma dall'epoca del ripascimento - sembra passato un secolo, era il marzo del 2002 - fino a oggi, la lingua di sabbia più affollata dell'Isola viene periodicamente sottoposta a torture, non solo fisiche. Sarebbe facile leggere tutto questo - dai baretti ai divieti, dal troppo caldo alle mareggiate, dalla sabbia che non c'è a quella che non ci doveva essere - come una specie di maledizione sul litorale, ma sarebbe una soluzione troppo facile per una vicenda assai più complessa. Un cagliaritano medio, dai cinque agli ottantacinque anni, pensa quasi certamente che la spiaggia possa essere usata tutto l'anno. Per farsi un bagno, per bere un'aranciata, per gustarsi i ricci, per guardare il mare o semplicemente per passare un po' di tempo al Poetto. Da gennaio a dicembre. Invece accade qualcosa di diverso. Perché i chioschi sono spariti, quasi tutti, e gli altri sono sulla buona strada. Perché chi è rimasto in piedi ha ricevuto una comunicazione dal significato non immediato: la stagione chiude il 31 ottobre, andate a casa. Niente più «somministrazione di cibo e bevande», niente più sedie per un'ora di sole. Fine della corsa, il luna park riaprirà alla fine di marzo. Se fosse uno scherzo, sarebbe riuscito malissimo. Invece è tutto vero, è il Comune che stabilisce le regole. Qualcuno ce le spieghi.