Prima riunione del movimento
Il movimento referendario sardo scalda i motori: la raccolta delle diecimila firme necessarie per chiedere la convocazione delle consultazioni popolari inizierà nei prossimi giorni e sarà creato un manifesto che consenta di allargare la partecipazione alla promozione dei referendum all'intera società sarda. Sono le due decisioni prese ieri mattina durante la prima riunione organizzativa del movimento.
«LA SCOSSA» Pierpaolo Vargiu, consigliere regionale dei Riformatori, ha detto che «vedere 500 amministratori locali che chiedono di poter raccogliere le firme e provare a cambiare le cose è un macigno nella palude della politica sarda. La scossa che vogliamo dare è la scossa giusta, quella del cambiamento».
I dieci quesiti che dovrebbero portare ad una radicale riforma della Regione. Uno punta all'abrogazione delle quattro province storiche (Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari), altri quattro servono per cancellare le altrettante nuove province regionali (Sulcis, Medio Campidano, Ogliastra e Gallura), poi quelli sull'indennità dei consiglieri regionali, per la riduzione dei componenti dell'assemblea regionale, per l'abrogazione dei consigli di amministrazione negli enti strumentali, per l'elezione diretta del Governatore (attraverso l'istituzione delle primarie) e, infine, per riscrivere lo Statuto attraverso un'assemblea costituente.
VIA LE PROVINCE Il leader dei Riformatori Massimo Fantola ha ricordato: «Alcuni referedum sono abrogativi, quindi se raccogliamo le firme e a marzo portiamo a votare il 33 per cento della popolazione le Province non esisterebbero più, senza bisogno di altri passaggi o approvazioni da parte del Parlamento». E anche se il governo Monti dovesse proporre una riforma degli enti locali, questa «dovrebbe essere fatta con legge Costituzionale, dunque i tempi non sarebbero certo quelli del referendum». ( m.r. )