Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E intanto siamo ancora senza un vero stadio

Fonte: L'Unione Sarda
14 novembre 2011

L'opinione

di Michele Ruffi
Prendete lo stadio di comunale di Wroclaw, città della Polonia sud occidentale dove venerdì sera l'Italia ha battuto zero a due la nazionale di casa. Oltre 42 mila spettatori, 30 box riservati ai tifosi vip, nessuna pista d'atletica tra campo di gioco e tribune. Bello, comodo, un sogno se lo paragoniamo al quel rudere di cemento armato che è diventato il Sant'Elia. Dove il Cagliari tornerà a giocare tra due domeniche - la prossima sarà a Milano contro l'Inter - a fine novembre, e c'è da sperare che non piova perché al contrario dell'impianto di Wroclaw, centro dell'est europeo cresciuto grazie all'industria del metallo, le gradinate del nostro non sono coperte. A eccezione della tribuna centrale, certo, dove però piove lo stesso se c'è (come sempre) un minimo soffio di vento.
E allora in queste due settimane senza calcio in città è lecito sperare che arrivi una buona notizia per il nuovo stadio della società rossoblù. Le quotazioni della Karalis Arena a Elmas sono in calo, perché il rischio è che la procedura si impantani in un vortice di ricorsi e controricorsi (annunciati da Enac e comune di Elmas) tipici del masochismo amministrativo all'italiana. Lo stadio, nel frattempo, è quasi pronto: Cellino ha già visto e toccato con mano le tribune, gli sky box e gli altri pezzi prefabbricati costruiti nei capannoni tra la Magliana e Fiumicino, e pronti per essere assemblati in Sardegna. Vicino all'aeroporto o in qualche altro terreno. O, perché no, a Sant'Elia. Al posto dell'impianto costruito nel 1970. L'importante è che si faccia. In fondo, cosa abbiamo in meno di Wroclaw?