Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Prix Italia, quando l’arte passa per la tv

Fonte: La Nuova Sardegna
12 settembre 2008

VENERDÌ, 12 SETTEMBRE 2008

Pagina 49 - Inserto Estate



Dopo 23 anni torna a Cagliari il concorso più importante del mondo




GIANNI OLLA

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CAGLIARI. Ventitré anni dopo il Prix Italia ritrova Cagliari, o forse è il capoluogo della Sardegna a ritrovare il concorso radio-televisivo più importante del mondo. Era il settembre del 1985; i luoghi scelti dalla Rai furono la Cittadella dei Musei e la Passeggiata Coperta del Bastione, dove, alla sera, venivano proiettati gli eventi speciali, tra cui un film prodotto dalla Sede regionale della Rai, “Visos” di Giovanni Columbu. In qualche modo, il Prix Italia stimolò l’idea di una partecipazione regionale agli eventi mediatici e non a caso, l’anno prima, “Ybris” di Gavino Ledda, nato nella sede regionale sarda, approdò al festival del cinema di Venezia.
Anche in questa edizione ci saranno due omaggi alla Sardegna: domenica alle 21, al Teatro Civico di Castello, la versione televisiva di “Sonetaula”. Domani (stessa ora e stesso luogo), una selezione di programmi nazionali che riguardano la Sardegna, il cui titolo, “Un percorso nel tempo”, occhieggia il celebre reportage del 1963 di Giuseppe Dessi, “Un itinerario nel tempo”.
Il filmato, diviso in sezioni (inchieste giornalistiche, musica, sport, spettacolo, personaggi della politica, arte e moda, narrativa) prende l’avvio dal celebre viaggio di alcuni intellettuali, tra cui Carlo Bo e Giuseppe Ungaretti, nell’isola. Era il 1959 e la trasmissione era firmata da Tito Stagno. Tra le altre inchieste anche due celebri perle, “Sardegna 1965” di Luca Pinna (amico di Pigliaru e collaboratore di Fiorenzo Serra) e “Dentro la Sardegna” di Giuseppe Lisi, realizzato nel 1968. Entrambi raccontano la difficile transizione isolana, tra l’imponente sviluppo industriale e il permanere di una cultura ancestrale. Per lo spettacolo, obbligatorie le presenze di Maria Carta, Nanni Loy, Marisa Sannia, ma soprattutto Amedeo Nazzari che, in costume sardo, rievoca l’infanzia a Cagliari e gli esordi della sua carriera. Lo sport è ovviamente monopolizzato da Gigi Riva, e la letteratura allinea i nuovi scrittori isolani: da Gavino Ledda a Marcello Fois, Da Salvatore Niffoi a Milena Agus. Ma va anche sottolineato che il finale del programma è dedicato ad un originale di Giuseppe Dessì, La trincea, che, nel 1961, inaugurò il secondo canale televisivo. Infine, sono estremamente interessanti i servizi di TV7 in cui appaiono, anche in ambito privato, Berlinguer, Segni e Emilio Lussu.
La selezione - coordinata da Barbara Scaramucci, responsabile delle Teche Rai - è ovviamente solo una piccolissima parte dell’immenso archivio che custodisce sceneggiati e filmati storici (da quelli deleddiani ai numerosi filmati di Dessì o di altri autori degli anni Sessanta e Settanta), nonché inchieste documentarie che spaziano dal sud al nord, avendo spesso come centro la Barbagia, da cui si attendeva la mutazione definitiva, cioè la scomparsa del banditismo.
Ma - l’avvertenza è obbligatoria - sarebbe bene non restringere l’importanza del Prix all’ambito regionale. La sua lunga durata e la sua lunga qualità, anche sperimentale, si fissa di nuovo nel ricordo di due vincitori del 1985, il “cult” “Koyaanisqatsi” di Godfrey Reggio con le musiche di Philip Glass e il documentario su “West side story” di Leonard Bernstein, per poi trovare conferma nella lunga lista di autori che hanno partecipato, con le loro opere, al Prix in questi sessant’anni: Beckett, Bergman, Pinter, Calvino, Olmi, Rosi, Russell, Zanussi, Bejart, Jarre, Boll, Buzzatti, Greenaway e tanti altri. Da ciò la giusta considerazione che arte, cultura, formazione possono e debbono essere veicolate da radio e televisione. Ma vale anche l’osservazione opposta o forse parallela: la coscienza che i “media” contemporanei si sono ormai scissi, forse definitivamente, tra una vocazione formativa e artistica e un’altra puramente commerciale.