Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Aiuti per gli enti locali

Fonte: L'Unione Sarda
22 aprile 2008

Anche una Pubblica amministrazione può avere telelavoratori. L'opportunità è stata introdotta dalla legge numero 161 del 1998, più conosciuta come “Bassanini ter”, nella quale si è previsto esplicitamente che anche le amministrazioni si potessero avvalere di forme di lavoro a distanza. In seguito, poi, il telelavoro nella pubblica amministrazione è stato disciplinato da un regolamento, contenuto nel decreto del presidente della Repubblica numero 70 del marzo 1999, che stabilisce le modalità di attuazione. COME FUNZIONA Nel caso in cui una Pa intenda avvalersi di forme di telelavoro, deve redigere un progetto generale nel quale individua i procedimenti amministrativi e le procedure informatiche per attuarli. L'amministrazione assegna il dipendente al telelavoro, sulla base dei criteri stabiliti dalla contrattazione collettiva, e installa una postazione di lavoro adeguata. Il lavoratore, trascorso un congruo periodo di tempo, nel caso in cui non fosse più soddisfatto del telelavoro, può chiedere all'amministrazione di ritornare a lavorare in ufficio. Nell'accordo sottoscritto dall'Aran, l'agenzia per la rappresentanza negoziale nella Pa, e dalle confederazioni sindacali nazionali si prevedono, tra l'altro, criteri di priorità nel caso in cui le disponibilità fossero superiori al numero di postazioni da attivare: situazioni di disabilità psico-fisiche che rendano disagevole il raggiungimento del luogo di lavoro; esigenze di cura per i figli minori di 8 anni o di familiari e conviventi; maggiore distanza tra l'abitazione e la sede di lavoro. LE NOVITÀ Nel Memorandum sul pubblico impiego, siglato a gennaio dello scorso anno dal ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais, e dai sindacati, si prevede lo stanziamento di 180 milioni di euro per automatizzare e digitalizzare attività e servizi pubblici incentivando così anche il ricorso al telelavoro. ( r. k. ) 22/04/2008