Rassegna Stampa

Sardegna 24

Studiosi e speleologi: «Un’area ricchissima»

Fonte: Sardegna 24
21 settembre 2011

L’ex assessore Mongiu: «Attività mineraria pleteale da secoli» Il gruppo Cavità cagliaritane chiede da tempo la tutela del sito

«Era ovvio che ci fossero resti archeologici. Chi ha autorizzato i lavori?». Difficile pensare ad un ritrovamento più scontato di questo. «È plateale che in tutta l’area attorno a Buoncammino sia stata interessata da un’attività estrattiva prolungata nel tempo », commenta la studiosa ed ex assessore regionale alla Cultura, Maria Antonietta Mongiu, «si tratta di grandi latomie in parte a cielo aperto e inparte sotterranee. Già il corographia dell’Arquer metteva in evidenza l’esistenza di cave nella zona di viale Merello, maanche tutta la letteratura archeologica recente parla di ritrovamenti. Trovo strano», conclude, «che il progetto abbia avuto le autorizzazioni».

Già due anni fa l’associazione Gruppocavità cagliaritane chiedeva la valorizzazione delle antiche cave. «Ci preme sottolineare che tali palazzoni», spiegava Marcello Polastri, presidente del Gruppo, «inseriti all'interno di una vasta cava di pietra larga ben trecento metri e profonda venti, situata tra viale Merello e viale Buoncammino, complicava la vista all'ingresso di una grandiosa latomia, e cioèuna cava sotterranea d'età romana, che presentava alcuni ambienti a cielo aperto». Il sito sarebbe importante dal punto di vista speleologico-urbano, e archeologico in quanto, al suo interno, secondo l'associazione gli scavi scientifici non sarebbero mai stati effettuati.

Secondo gli speleologi, la cava sotterranea, articolata in diversi saloni, si estende sotto il colle calcareo di Buoncammino per circa mille metri quadri, e veniva usata per estrarre i blocchi rocciosi utili alla crescita della città a partire dall'epoca romana, pisana, aragonese e spagnola. La stessa caverna, sarebbe poi stata utilizzata comerifugio di guerra, divenendo un centro radio e poi, dal dopoguerra, è divenuta un'abitazione civile per diverse famiglie di senzatetto. «Fa specie», commentava Polastri, «apprendere per l'ennesima volta che i beni identitari del capoluogo come la storica latomia di vico IIMerello, passano quasi obbligatoriamente in secondo piano rispetto alle esigenze dei palazzi e delle costruzioni».