Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Attenti a rinunciare a 220 milioni di euro»

Fonte: L'Unione Sarda
22 aprile 2008

Per dire sì, a voler rispettare i tempi, ci sono sei giorni. Entro lunedì 28 il Consiglio comunale deve ratificare con una delibera l'Accordo di programma siglato il 28 marzo scorso. E lo deve fare sulla base di una proposta della Giunta, che deve deliberare a sua volta. Di norma il Consiglio si riunisce martedì e mercoledì, la Giunta giovedì. Probabile che sindaco e assessori convochino una riunione straordinaria già domani mattina e in tempo per la seduta del Consiglio. Oppure che si riunisca giovedì, come da calendario, e l'assemblea civica anticipi la seduta della prossima settimana a lunedì. I problemi sono altri. Il primo, di carattere amministrativo: che cosa conterrà il documento della Giunta. Una proposta di approvazione o di bocciatura? O approverà un capitolo, come ipotizza il sindaco, rinviando il via libera agli altri in attesa che la regione completi la documentazione amministrativa?
Il secondo: le posizioni politiche. An e Udc (che esprime il presidente della commissione urbanistica) preannunciano il no all'Accordo. E questa non è una novità. Forza Italia, annuncia il capogruppo Ugo Storelli, riunirà oggi il gruppo ma è certo che si atterrà «alle indicazioni del sindaco», dunque probabilmente sosterrà l'impossibilità di votare l'accordo per intero, almeno per ora. Attendisti anche i Riformatori, che sino ad ora hanno mantenuto una posizione prudente. L'opposizione insiste: «Che nessuno cerchi di coprire una posizione politica con pretesti tecnici», avverte Marco Espa, ex leader del Pd in Consiglio oggi consigliere regionale vicinissimo a Soru. «Non esiste accordo di programma in cui si definiscano dettagli. È un atto di indirizzo politico e solo dopo la ratifica arrivano i progetti. Il Consiglio deve approvare un percorso, dare indirizzi, evidenziare le cose da cambiare, se ci sono. Non deve occuparsi di fatti tecnici, che si affrontano subito dopo il via libera. A proposito del master plan di sant'Elia, ad esempio, il Consiglio deve scegliere un'opzione tra le tante indicate e dare un indirizzo preciso. E questo la commissione l'avrebbe dovuto fare dopo la stipula del protocollo d'intesa, un anno e mezzo fa. Se l'accordo non sarà ratificato qualcuno si dovrà assumere le sue responsabilità e spiegare ai cagliaritani perché rinunciano a 220 milioni di cui 41 subito disponibili per Sant'Elia. Questa intesa», conclude Espa, «non è né di destra né di sinistra: è un fatto importante per la città».
Massimiliano Tavolacci, presidente Udc della commissione urbanistica, ingegnere, non concorda: «Il nostro non sarà un no politico. Non ci sono, semplicemente, le condizioni per approvare l'accordo. Gli atti sono approssimativi e qualunque cittadino, se deliberassimo per il sì, potrebbe ricorrere al Tar. Vorrei ricordare che c'è un'inchiesta penale per un presunto abuso su alcune fioriere a Tuvixeddu, figuriamoci quando ci sono carenze abnormi, come in questo caso».
Claudio Cugusi (Prc-Se) è aperto a soluzioni intermedie: «Se non si può approvare subito tutto l'accordo si approvi quello che è approvabile». Il fatto è che per Alessandro Serra, leader di An, nulla è approvabile. «Saremmo stati disposti a tutto se ci fosse stato qualcosa di concreto per Sant'Elia ma la Regione ha trasmesso il piano di Koolhaas, che, al di là degli effetti speciali buoni solo per esibizioni da archistar, è tanto generico da non consentire nemmeno la predisposizione di una variante urbanistica». Quanto al Betile, Alleanza nazionale pone questioni «morali, sociali ed identitarie. Una: «Come si può proporre un progetto architettonico prima che vi sia un progetto culturale?» (f. ma.)

22/04/2008