Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Aree dismesse, il Comune dorme

Fonte: La Nuova Sardegna
16 settembre 2011

Da Monte Urpinu a Sant’Elia un ricco elenco di beni ormai regionali



Presto la riunione del comitato paritetico per acquisire altri due edifici: il fortino di Sant’Ignazio e una parte del faro

ALESSANDRA SALLEMI

CAGLIARI. Parte del faro di Sant’Elia e il fortino di Sant’Ignazio stanno per passare nella proprietà della Regione, che si prepara a insistere per ottenere anche la Sella del Diavolo e l’intero complesso di Calamosca attorno ai quali, ormai da tempo, non risulta più alcuna attività militare. Il punto è: cosa aspetta il comune di Cagliari a chiedere i beni già dismessi?
I beni già dismessi dallo Stato e dal ministero della Difesa passati alla Regione secondo l’articolo 14 dello statuto regionale (che ne impedisce la cartolarizzazione da parte dello Stato) sono diversi: per nessuno risulta la richiesta del Comune di poterli utilizzare sulla base di un progetto anche di massima. In passato un accordo tra l’ex governatore Soru e l’ex sindaco Floris era stato raggiunto, ma la storia è nota: la maggioranza in Comune aveva boicottato ogni intesa del sindaco della città col presidente della Regione.
Una mozione del consigliere del Pd Pierluigi Meloni riporterà nell’aula del consiglio comunale il tema di grande interesse per una città con poche aree «nuove» quale è Cagliari: nella proprietà della Regione ci sono terreni e caseggiati importanti, alcuni in zone bellissime. Se poi andrà a buon fine l’annoso lavoro della commissione paritetica Stato-Regione per le servitù militari, al patrimonio pubblico regionale verranno aggiunti due gioielli quali la Sella del Diavolo e il colle di Sant’Elia-Calamosca. Sia chiaro: non ci può essere un passaggio automatico dalla Regione al Comune, anche se tali beni sono nel territorio municipale. Questi fanno parte del patrimonio regionale che può cederli se il Comune presenta progetti.
Gianni Aramu, ex consigliere comunale, è uno dei sette componenti del comitato Stato-Regione. Spiega quali fossero i beni dismessi e passati alla Regione: 400 in tutta la Sardegna, per Cagliari erano (sono) Monte Urpinu sia nella parte che era ancora in uso all’aeronautica militare col 68° deposito di carburante sia in quella mai più utilizzata dalla marina militare dove si trovavano 4 depositi di carburante. E’ diventato regionale il terreno col parcheggio ancora sterrato di Marina Piccola, poi a Calamosca l’ex batteria Prunas, gli 8 alloggi degli ufficiali accanto alla caserma Ederle, il poligono all’interno della caserma; in vico Merello l’ex ospedale militare dell’aeronautica; lungo via Is Mirrionis, a partire dall’ospedale Santissima Trinità e fino in cima al colle, i terreni e i caseggiati; in via Montegrappa due fabbricati. Ce n’è abbastanza per progettare attività pubbliche e per promuoverne di private, cose, insomma, che diano sfogo alle esigenze della città e non disperdano un patrimonio di valore, soprattutto per le aree: alcune in centro, altre in una periferia quasi priva di cemento, verde e affacciata sul mare. L’accordo tra Regione e ministero della Difesa, assieme all’agenzia del Demanio, risale al 2008, l’elenco dei siti dismessi si accompagnava ad altre liste di beni: accanto a quelli immediatamente dismissibili (i 400), ce n’era un altro di siti ancora in uso del Governo, altri di tipo artistico-culturali, altri non più di interesse dello Stato ma non ancora entrati in liste di dismissione. Gli uffici della Regione, poi, avevano presentato anche un elenco di beni che non sembravano più in uso dello Stato, ma per i quali lo Stato continuava ad affermare la necessità di trattenerli nel proprio patrimonio. Un elenco ghiotto: è qui che si trovano la Sella del Diavolo e capo Sant’Elia.