Rassegna Stampa

Sardegna 24

Alle falde di Tuvixeddu tra rifiuti e sbandati

Fonte: Sardegna 24
12 settembre 2011

 

 Occupate da tre famiglie le case di vico II Sant’Avendrace. La zona è ricca di tesori archeologici ma abbandonata al degrado e ai rifiuti. Protesta l’associazione ecologista “Amici di Sardegna”

di PAOLO RAPEANU sardegna@sardegna24.net

Rifiuti ed incuria del territorio in un’area dove vivono da anni tre famiglie: questo lo scenario, proprio a ridosso di un pezzo della recinzione delimitante uno dei versanti di Tuvixeddu. Nel viale Sant’Avendrace, all’altezza di vico II Sant’Avendrace, totalmente nascosta dagli alti palazzi, c’è un’area abitata ai più, sconosciuta. Dopo una lunga scalinata, costeggiata da rifiuti d’ogni genere, si giunge nei pressi di tre vecchi ruderi. Dei tre, uno presenta un tetto realizzato con lastroni di plastica. All’interno vivono da anni tre famiglie. Protestano, ma «coi giornali e coi politici » non vogliono parlare. L’area presenta rifiuti e sterpaglie ovunque. Scarti d’edilizia come mattoni e tegole, sbarre di ferro oramai arrugginito ed addirittura dei vecchi bidoni sono stati gettati tra la fitta vegetazione, ridotta ad una discarica abusiva. E c’è anche un’alta presenza di ratti. Una discarica a cielo aperto, in un’area dove sono presenti anche alcune tombe risalenti all’età romana. Un’area, quella sopra viale Sant’Avendrace, allo stato attuale di proprietà comunale. Nel corso dei decenni è stata utilizzata nei modi più disparati, fino a giungere alla realtà di oggi. Un’emergenza nell’emergenza, dal momento in cui sono svariate le tipologie di rischio alla quali è soggetta l’area: rischio sanitario, vista la presenza di grosse quantità di rifiuti e rischio d’incendio, a causa delle sterpaglie presenti. «E’ incredibile come, nonostante i solleciti di questi anni, le amministrazioni competenti, primi fra tutti il Comune, non si siano mai interessate del problema», sostiene l’ambientalista e presidente di Amici di Sardegna, Roberto Copparoni. «Nell’area ci sono delle tombeantiche che restano nell’incuria più totale», prosegue Copparoni, che conclude affermando che «attualmente l’area è in balìa dell’abbandono e del degrado, una situazione aggravata dalla presenza di persone che abitano al suo interno»

di ENNIO NERI e.neri@sardegna24.net

 

. Appello degli ambientalisti per la sistemazione della necropoli punica e per l’istituzione del grande parco regionale Gli esperti: «Su quest’area non ci sono ricorsi, contenziosi e nemmeno procedimenti penali. Eppure nessuno interviene»

 

Il sindaco Zedda sistemi l’area delle tombe romane a Sant’Avendrace e la Regione finanzi il parco regionale a Tuvixeddu. Le associazioni ecologiste spronano le istituzioni che troppo a lungo, in passato, hanno temporeggiato sulla valorizzazione della necropoli punico romana. In attesa degli sviluppi sulla vicenda Tuvixeddu, «perché», chiede Stefano Deliperi del gruppo d’Intervento giuridico, «non iniziare da un intervento di bonifica ambientale, messa in sicurezza e valorizzazione della via sepolcrale romana alle pendici di Tuvixeddu, verso viale Sant’Avendrace? Qui», aggiunge, «nonci sono ricorsi, giudizi, procedimenti penali, sequestri, rinvii a giudizio e polemiche di alcun genere. Potrebbe e dovrebbe esser tutelata, in sicurezza, visitabile e fruibile. Oggi, subito, adesso». Le aree in questione sono state incamerate dal Comune nell’ambito della lottizzazione della Erb degli anni ‘90 del secolo scorso.Deliperi è intervenuto sul caso Tuvixeddu. Secondo l’ecologista l’accordo di programma « è valido ed efficace», fin quando non verrà revisionato o reso nullo da decisioni amministrative o giurisdizionali o da esercizi della facoltà di recesso, salvo eventuali penali. Il Comitato di sorveglianza è l’organo per la “gestione” dell’accordo medesimo. In secondo luogo il Consiglio di Stato, con la sentenza del marzo scorso, molto importante», sottolinea, «ma non risolutiva, ha dato forza alle ragioni della tutela delineando il percorso amministrativo che si dovrà seguire». In buona sostanza, «al di là di divergenze interpretative sempre possibili», il Consiglio di Stato ha ritenuto opportuno ricordare che c’è “una zona di tutela integrale”, “una fascia di tutela condizionata” e una restante area da disciplinare mediante intesa fra Regione e Comune. «Sicuramente», aggiunge, « oggi è radicalmente complicata la vita ai progetti edilizi nelle aree interessate, le esigenze della tutela sono state nettamente rafforzate, ma sarà fondamentale seguire attivamente le fasi di formazione della prevista “intesa” Regione-Comune indicata dal Consiglio di Stato. A tutt’oggi», conclude, «rimangono necessari la revisione del piano urbanistico comunale nel senso indicato dal Consiglio di Stato e la revisione dell’accordo di programma. A meno che non si voglia puntare sul recesso comunale dall’accordo di programma, sempre possibile, con tutte le conseguenzeeconomiche del caso e la conseguente retrocessione delle aree ai Privati. E nuovi probabili contenziosi oltre a quelli già aperti». Legambienteha scritto al presidente Cappellacci di rivedere l’accordo di programma: «il Consiglio di Stato mantiene quantoprescritto dalPiano Paesaggistico Regionale», spiega il presidente regionale di LegambienteVincenzo Tiana,«ne consegue che tutto quanto era stato previsto nell’accordo di programma del 2000 debba essere sottoposto ad una nuova verifica di compatibilità paesaggistica del suddetto Piano». E chiede l’adozione di specifiche misure di salvaguardia e contestualmente l’avvio della procedura per un’intesa tra Comune e Regione, per la regolamentazione definitiva dell’area». Tiana ricorda anche l’ordine del Giorno votato all’unanimità dal consiglio Regionale che impegnava la Giunta Regionale a predisporre, un progetto di legge per l'acquisizione al patrimonio pubblico, «anche con il concorso finanziario dello Stato e nelle forme più convenienti all’interesse pubblico»,del colle di Tuvixeddu, la cui applicazione non è stata operata. Prosegue intanto il lavoro della commissione per l’indagine conoscitiva avviata dalla maggioranza in consiglio comunale. I consiglieri avvocati si stanno concentrando sull’eventuale risarcimento che spetterebbe ai privati. La conclusione dell’indagine sarà preziosa almomentodel voto. Perché l’eventuale revisione dell’accordo di programma dovrebbe passare dal voto in aula (come del resto è accaduto per la “variantenonsostanziale” sottoposta al vaglio del consiglio nel marzo scorso) e i consiglieri, memoridell’interesse della Procura proprio sulla delibera di marzo, vogliono arrivare in aula con le idee ben chiare.