Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Fondi all'ospedale che chiuderà

Fonte: L'Unione Sarda
12 settembre 2011

SAN GIOVANNI DI DIO. Polemiche per lo stanziamento di 2,3 milioni per interventi urgenti

Filigheddu (Azienda mista): «Non stiamo gettando via i soldi»
L'ospedale Civile sta per essere trasferito al Policlinico ma vengono spesi soldi pubblici per la sua ristrutturazione. L'ultimo atto di quello che può sembrare un paradosso è l'autorizzazione, firmata mercoledì scorso dall'Ufficio edilizia privata del Comune. Un nulla osta che permetterà all'Azienda mista (Università-Regione) di spendere 2,3 milioni di euro per la realizzazione degli ascensori, della viabilità interna e per la sistemazione di alcune strutture interne al presidio ospedaliero.
I PROGETTI L'intervento principale riguarderà l'installazione, nel cortile interno, tra il pronto soccorso e l'ex reparto di Neurologia, di due ascensori monta lettighe. Gli ascensori del presidio saranno quattro e diventeranno un'ottima valvola di sfogo per pazienti e medici che sino a oggi sono costretti ad attese interminabili negli unici due ascensori dell'edificio, che spesso sono fuori uso. Il progetto, elaborato dai tecnici interni, prevede la sistemazione della pavimentazione interna di tutto il corpo principale del presidio e dei parcheggi a ridosso della clinica di Otorino. Inoltre sarà ristrutturata la ex Scuola infermieri, un edificio che ora ospita la Diabetologia, il centralino della Asl 8 e i Servizi tecnici. La gara d'appalto prevede anche il risanamento conservativo delle facciate nei cortili interni, il ripristino dei pavimenti dell'emiciclo dell'ospedale e alcuni adeguamenti della clinica Otorino.
NESSUNO SPRECO Ennio Filigheddu è il direttore generale dell'Azienda mista. Dal suo ufficio con vista sull'Orto botanico respinge le accuse di spreco di soldi pubblici. «Il trasferimento del San Giovanni di Dio al Policlinico di Monserrato è già iniziato. I tempi, però, saranno inferiori a 2/3 anni. Prima sarà fondamentale trovare i finanziamenti. Sì, ma per quanto riguarda l'ospedale Civile? «Non stiamo buttando al vento i denari pubblici, tutte le migliorie previste sono destinate a un edificio che, a prescindere dal suo futuro utilizzo, sarà a disposizione della città. Non possiamo trascurare un ospedale che ha continuo bisogno di interventi». Sarà uno smantellamento graduale? «Per il momento abbiamo trasferito la Neurologia, nel 2008, e la Clinica chirurgica». Quale sarà il futuro prossimo del Civile? «Il San Giovanni di Dio continua a rappresentare uno dei pilastri della sanità cittadina. Rimangono infatti attive oltre alla Chirurgia generale A (ex istituto universitario di Patologia chirurgica, diretta da Giampaolo Farina), due divisioni di Medicina generale d'urgenza, la Cardiologia completa di Emodinamica e di Utic, Ostetricia e Ginecologia, Rianimazione, Oculistica, Dermatologia e Otorino. Tutte strutture che col supporto dei servizi di Pronto soccorso, Laboratorio, Radiologia e Anestesia garantiscono anche nelle ore notturne e nei giorni festivi un'assistenza multidisciplinare completa a tutela e garanzia della salute della cittadinanza».
IL BLOCCO Q L'unica certezza nel trasferimento del San Giovanni di Dio al Policlinico di Monserrato riguarda il Blocco Q, dove «entro l'estate prossima - giura Filigheddu - verranno trasferiti i reparti ospitati attualmente nella Clinica Macciotta». Bella notizia, già annunciata però almeno cinque volte. «Ieri abbiamo nominato la Commissione per l'apertura delle buste delle società che hanno partecipato alla gara».
Al pian terreno sorgeranno gli ambulatori. Al secondo ci saranno il Puerperio, la Neonatologia e la Terapia intensiva neonatale. Al terzo verranno allestiti i reparti di endocrinologia e ostetricia, le sale travaglio e il day hospital. Al quarto piano la Ginecologia e i laboratori.
Andrea Artizzu

 

Prospettive
I progetti futuri
e le incognite
sulla proprietà

Campus universitario, ospedale comunitario, albergo, museo? Tra pochi anni, se i piani dell'Azienda mista troveranno riscontro nei finanziamenti, l'ospedale costruito nel 1844 su progetto dell'architetto Gaetano Cima sarà a disposizione della città. Ma vanno attivati immediatamente i canali, i concorsi di idee e tutte le iniziative per iniziare a discutere sulla sua destinazione. Non sarà semplice: sullo stesso piatto ci sono le caserme diventate beni regionali, il carcere di Buoncammino che presto sarà trasferito a Uta e altri edifici storici abbandonati. L'orizzonte non è chiaro: il “Civile” potrebbe diventare l'ennesima grande incognita di una città capoluogo che aveva l'obiettivo di diventare la capitale del Mediterraneo. Per iniziare a tracciare un quadro sul futuro è necessario capire chi è il proprietario dell'edificio che, è bene ricordarlo, è sottoposto a vincoli storici e architettonici. «Abbiamo dato incarico alla Regione di effettuare una ricognizione per accertare a chi appartengono alcune zone che nel corso degli anni hanno subito cambiamenti», afferma Ennio Filigheddu, direttore generale dell'Azienda mista. «Per quel che ci risulta il presidio del san Giovanni di Dio è dell'azienda ospedaliero universitaria, la clinica Macciotta, l'istituto di Anatomia patologica e la clinica Otorinolaringoiatra sono dell'Università».
Un progetto sull'impiego futuro della struttura ancora non è stato fatto. Un'altra soluzione potrebbe essere quella dell' ospedale comunitario , dove i medici delle varie specialità (ginecologi, pediatri, cardiologi) aprono ambulatori funzionanti tutto il giorno.
Non è tutto, anni fa la vecchia Giunta comunale aveva analizzato l'ipotesi di realizzare all'interno del comparto sanitario un campus universitario al centro della città, a un passo dall'Anfiteatro romano e dall'Orto botanico. Il campus rientrerebbe in un progetto più ampio che coinvolge il carcere di Buoncammino, la clinica Macciotta, che ospiterà i servizi tecnici dell'Università, e il vecchio ospedale militare. (a. a.)