Rassegna Stampa

Sardegna 24

Le patate bollenti ereditate da Zedda

Fonte: Sardegna 24
9 settembre 2011

 IL COMMENTO

Ènell’ordine naturale delle cose che, quando ad una amministrazione civica di un determinato colore politico ne subentri un’altra nuova e di colore diverso, quest’ultima debba affrontare problemi lasciati insoluti o risolti inmodo insoddisfacente da chi l’ha preceduta.

Ma l’eredità lasciata dall’ex sindaco Emilio Floris e dalla sua Giunta al nuovo primo cittadino Massimo Zedda ed alla maggioranza da lui guidata, è talmente pesante da non avere riscontro a memoria d’uomo, almeno a livello cagliaritano. Numerose e di estrema gravità sono infatti le “patate bollenti” che il “sindaco ragazzino”, appena insediato, si è trovato nelle mani, col rischio concreto di scottarsi.

Anche perché chi, con tanta generosità, gli ha dato il voto, si aspetta da lui e dal suo esecutivo un deciso mutamento di rotta rispetto alla condotta di chi lo ha preceduto. Condotta, per un verso, inerte ed asfittica, per l’altro verso, rivolta non già alla ricerca del bene comune, ma ad ottenere il consenso di quei “poteri forti” che, da lunga data, hanno impedito il reale progresso della città. Che, velleitariamente definita dai componenti della passata maggioranza come aspirante al ruolo di capitale del Mediterraneo, ha finito per somigliare, per molti versi, ad una città del terzo mondo. Procedendo ad una veloce, anche se non esaustiva, carrellata e partendo dallo sfacelo delle strade e dei marciapiedi cittadini, indegni di una città civile, non possono dimenticarsi le seguenti vicende.

L’oltraggio perpetrato ai danni dell’anfiteatro romano (uno dei pochi al mondoscavato nella roccia), violentato con i martelli pneumatici e trasformato in una orribile legnaia che, per evitare un ulteriore degrado, dovrà ora essere rimossa con la spesa di ingenti risorse pubbliche senza che i responsabili vengano chiamati a risponderne. La necropoli fenicio-punica di Tuvixeddu, una delle più importanti al mondo che, per accontentare un privato, si voleva far sommergere da una colata di cemento e tagliare in due con una strada a scorrimento veloce.

Lo stadio di Sant’Elia, prestigiosa struttura sportiva (lo “stadio olimpico della Sardegna”), completamente restaurata in vista dei mondiali di calcio del 1990, data in concessione esclusiva e senza gara per oltre dieci anni ad un privato, che veniva autorizzato a distruggere la pista e le pedane per l’atletica trasformandola in un caravanserraglio.

Il problema dei bar abusivi del Poetto, lasciato marcire in modo irresponsabile. Il mancato completamento della metropolitana di superficie con la realizzazione dell’anello che avrebbe consentito l’attraversamento della città e il collegamento con l’hinterland e gli ospedali.

La mancata realizzazione delcampus universitario di viale La Playa e del maestoso Betile che avrebbe dato a Cagliari il respiro di città internazionale. Il sacrificio di buona parte degli spazi previsti dal Piano urbanistico comunale per verde e servizi di quartiere con la sciagurata invenzione delle zone “BS3*”, che hanno consentito ai privati di sfruttare per l’edificazione il 60% delle relative aree, con il conseguente ulteriore congestionamento della città. La pretesa di realizzazione ad ogni costo e a rotta di collo il parcheggio sotterraneo della via Roma dopo aver eluso l’obbligo di procedere alla valutazione di impatto ambientale e omesso di ottenere tutti i necessari nulla osta.

Lo spreco di un’ingente quantità di denaro per stravolgere la piazza Maxia realizzando la ormai famosa “piazza porcata”. Insomma,si tratta di una eredità pesante, da far tremare le vene e i polsi, ed è per questo che Massimo Zedda e i suoi collaboratori, dovranno lavorare con il massimo impegno per cambiare la città. A cominciare dal restauro delle strade e dei marciapiedi a tutela dell’incolumità dei cittadini.