Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Vogliamo occupazione e dignità»

Fonte: La Nuova Sardegna
7 settembre 2011



Tra canti e slogan di protesta in tremila hanno manifestato con la Cgil




BETTINA CAMEDDA
CAGLIARI. Questa volta ci sono proprio tutti, o quasi. Dai ceti più poveri a quelli ‘benestanti’. Sono oltre tremila i manifestanti che ieri mattina hanno preso parte allo sciopero nazionale indetto dalla Cgil sfilando da piazza Garibaldi sino a piazza Del Carmine. In tutta l’Isola otto manifestazioni. «I diritti dei lavoratori non si toccano» è l’imperativo scritto sulle magliette, su qualche striscione e sul volto dei manifestanti. Arrabbiati. A partire dai pensionati, quelli su cui pesa l’intera economia del Paese e, come se non bastasse, il futuro di due generazioni. I figli, precari o senza un lavoro e i nipoti. «Siamo incazzati - tuona Giorgio Orrù, operaio in pensione di Donori - ringraziamo i signori politici perché dopo 45 anni di lavoro ci ritroviamo con una pensione misera e vogliono pure ridurla». Cantano “Bella Ciao”, camminano sulle note de “La canzone di Marinella” di De Andrè. Intanto il futuro resta un’incognita, un concentrato fatto di piccole dosi di speranza e tanta disillusione. Maschera bianca sul volto «per rappresentare tutti» e un grande cartello tra le mani “In Spagna indignados, in Sardegna arrosciusu!!!”.
«Ci stanno levando tutto - spiega Barbara Steri, 30 anni - ci rimane solo il diritto di manifestare». Anche l’Udu (Unione dgli universitari) marcia in difesa dei diritti dei lavoratori: «Credo che i giovani debbano prendere coscienza di ciò che sta accadendo», dichiara Gianmario Pira, 28 anni. Tra la folla, partita da piazza Garibaldi, circolano decine di manifesti come quello di Francesco Secci, studente di Economia di San Vito: «L’Italia è un Paese governato da un uomo di merda». Un riferimento allo sfogo del presidente del Consiglio durante una telefonata con il direttore de L’Avanti («l’Italia è un Paese di merda»). Contro la manovra anche Giuseppe Di Carli, 33 anni, arrivato con la moglie e Marta, la loro bambina di 7 anni: lui lavora in un’azienda di Isili dove la maggior parte dei colleghi è in cassa integrazione. «Pensavo che il mio fosse un lavoro sicuro invece oggi nessuno è più garantito e il governo - afferma Di Carli - non sa che pesci prendere. Ho spiegato a mia figlia che siamo venuti nella speranza un giorno di rivivere degnamente». Presente anche il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda: «Non si tiene conto di quanti non riescono ad arrivare a fine mese o non hanno un lavoro e con i tagli ai Comuni si rischia solo di intaccare i servizi pubblici locali quindi la qualità della vita dei cittadini».
In piazza San Cosimo, dove sono state piantate sei tende, si sono dati appuntamento i sindacati di base e coloro che fanno riferimento agli «indignatos» spagnoli.