Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'URLO DEI VENTIMILA SARDI

Fonte: L'Unione Sarda
7 settembre 2011

A Cagliari il corteo più grande degli otto organizzati in Sardegna Enzo Costa, Cgil: «Nell’Isola lo sciopero ha una valenza maggiore»

Ventimila persone hanno riempito gli otto cortei organizzati nell’Isola dalla Cgil per lo sciopero generale. Il più grande a Cagliari, con oltre 6 mila manifestanti in strada

«I sacrifici devono essere equi e non li si può chiedere sempre ai più deboli o ad una terra come la Sardegna in cui il 40% dei giovani è senza lavoro e chissà se riuscirà ad averlo in futuro». Le parole con cui Enzo Costa, segretario regionale della Cgil, chiude il suo comizio in piazza del Carmine a Cagliari riassumono le ragioni per cui ieri il corteo del capoluogo ha avuto un’adesione così massiccia.Almeno 10.000 persone secondo gli organizzatori, 4.000 secondo la Questura. Più che il valzer di cifre ciò che dà l’idea della partecipazione è l’immagine del corteo: quando la testa imboccava via Sassari, la coda doveva ancora lasciarsi alle spalle via Sonnino per immettersi in via Roma. All’interno uno spaccato esaustivo della società civile. Meno rappresentata la politica e le istituzioni: solo esponenti di centrosinistra come il sindaco e il presidente della Provincia di Cagliari, Massimo Zedda e Graziano Milia. Uno sciopero le cui conseguenze politiche si vedranno nei prossimi giorni, ma quelle pratiche si son viste ieri: decine di voli e treni cancellati.

IL CORTEO. C’è chi è presente perché «oramai l’arte in quest’Isola è alla frutta», come dice Ornella D’Agostino del Coordinamento organismi degli spettacoli e arti sceniche, e chi, come gli operai Unilever in mobilità da 4 anni marciano «per ricordare ai politici gli impegni presi». Chi, «per sottolineare il paradosso di avere la miniera di Silius chiusa e dover importare le materie prime per produrre il floruro di alluminio », come Franco Orrù del sindacato dei chimici Filctem, e altri «per cercare di bloccare il taglio dei mezzi antincendio e salvare stipendi e tredicesime», come un gruppo di Vigili del fuoco. Tante vicende che insieme raccontano la grande e tragica storia economica e produttiva dell’Isola di questo inizio secolo.

IL SINDACATO. «Lo sciopero in Sardegna ha una valenza maggiore, perché la manovra con i tagli agli enti locali, colpisce una regione già mortificata nelle sue aspettative: ultimo caso la vicenda Tirrenia». Enzo Costa spiega così l’alta partecipazione al corteo. Il segretario regionale sottolinea che le categorie che la manovra dovrebbe colpire sono altre: gli evasori e i corruttori. «In Italia si evadono 120 miliari di euro all’anno. Il 70% dei maxi yacht sono intestati a società. Sono dati che ci fanno capire che in questo paese c’è chi soffre la crisi e chi no». Per questo «è necessaria una tassa sui patrimoni».

I POLITICI. Al lungo serpentone si sono visti tanti politici, tutti di centrosinistra. «Manifesto, come tante altre volte in passato, per tutelare i diritti e i più deboli», spiega il sindaco Massimo Zedda. Mentre per il consigliere regionale della Sinistra-Rossomori, Radhouan Ben Amara «è spiacevole l’assenza di Cisl e Uil e di tanta parte del Pd e della Regione». Polemica anche la segretaria regionale di Rifondazione comunista, Laura Stochino: «Lo sciopero andava fatto a luglio, con la prima manovra». Mentre Giampaolo Diana del Pd, è presente «per contrastare provvedimenti che umiliano la Regione come mai era successo dal 1948». IL PALCO. Il comizio finale di piazza del Carmine è stato quello di Nicola Nicolosi, membro della segreteria nazionale della Cgil. «Il costo della crisi non lo devono pagare i più poveri», tuona dal palco il sindacalista, infervorando la piazza più del sole cocente di mezzogiorno. E attacca Cisl e Uil, che «hanno rifiutato l’invito a manifestare mentre invece sull’articolo 8 che permette alle aziende di licenziare più facilmente hanno sostenuto il governo». E dunque «non possono imputare alla Cgil di non voler l’unità sindacale ». Nicolosi espone anche le proposte della sua organizzazione: tassare le transazioni finanziarie e maggiore lotta all’evasione fiscale. Mentre se «si continua a minare i diritti dei lavoratori salirà il conflitto sociale». E se Cisl e Uil si vorranno unire nella lotta bene, «altrimenti la Cgil farà da sola». Perché «come dite qui, siamo arròscius di questo Governo»

. Mario Gottardi