Per il Tar i chioschetti sono ancora là grazie all’inerzia degli uffici
CAGLIARI. E’ stata l’inerzia dell’amministrazione comunale di centrodestra a favorire l’occupazione abusiva del Poetto, i chioschi sono rimasti sulla spiaggia e si sono allargati nel corso degli anni perchè gli uffici comunali non hanno stabilito un termine per le autorizzazioni che dovevano essere «temporanee e strettamente funzionali alla balneazione». E’ la seconda sezione del Tar - presidente Rosa Manunzio, estensore Francesco Scano, consigliere Marco Lensi - a sostenerlo con una sentenza depositata in questi giorni in base alla quale l’ufficio edilizia privata del Comune dovrà ripetere l’accertamento di conformità relativo alle Palmette, il baretto della prima fermata, prima di mettere in esecuzione le ordinanze di demolizione del 2007 e 2011. I giudici amministrativi affermano quanto già si sapeva. Ma la decisione certifica l’incredibile indifferenza che le giunte di centrodestra hanno riservato al litorale cagliaritano, oggi diventato un problema centrale per l’amministazione Zedda. Il tribunale ha bocciato la scelta degli uffici comunali di respingere il 19 giugno 2007 l’istanza di accertamento di conformità presentata il 14 aprile 2006 dall’amministratore della società New City Jam srl Sandro Angioni e ha accolto per ragioni formali il ricorso presentato dagli avvocati Mauro Barberio e Stefano Porcu: prima di rispedire al mittente la richiesta, che puntava a una sostanziale sanatoria della parte abusiva della struttura, l’edilizia privata avrebbe dovuto spiegare il perchè. Questo per dare la possibilità al titolare del chiosco di opporsi. Non solo: il Comune - per i giudici del Tar - avrebbe dovuto esprimersi almeno sulla parte legittima del chiosco-bar e comunque, nel respingere la domanda di sanatoria, non avrebbe dovuto far riferimento al piano paesaggistico regionale perchè quello strumento è stato approvato dopo l’istanza di accertamento.
La sentenza - peraltro anticipata da due ordinanze favorevoli alla società di Angioni - non cambia di una virgola le prospettive dei baretti: sono tutti abusivi - alcuni solo in parte - e occupano illegalmente un’area demaniale. Quindi saranno demoliti uno dopo l’altro, secondo un calendario in via di definizione in questi giorni. Semmai la sentenza della seconda sezione del tribunale amministrativo - per quanto riferita a un solo caso - suona come una conferma dell’approssimazione con la quale il Comune ha finora trattato la questione-chioschetti: «Egli ha potuto mantenere e utilizzare le opere oggetto della domanda di accertamento di conformità - scrivono i giudici, riferendosi al titolare delle Palmette - a causa della tardiva e illegittima definizione del procedimento di sanatoria». Per giunta già il Tar, con l’ordinanza del 19 maggio 2010, aveva indicato come la domanda potesse «essere accolta anche solo in parte e per un periodo temporaneo» proprio perchè riferita a opere autorizzabili solo per il periodo destinato alla balneazione. L’effetto della sentenza sarà comunque questo: la demolizione del chiosco Le Palmette, in gran parte abusivo e costruito su area demaniale, sarà eseguita più tardi rispetto alle altre. I tempi dipendono ancora una volta dagli uffici comunali. (m.l)