Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Islam La festa alla Fiera «E adesso la moschea»

Fonte: Sardegna Quotidiano
31 agosto 2011

LA PREGHIERA Mille musulmani nel Padiglione E per celebrare la fine del Ramadan. L’Imam: ringrazio il Comune che ci ha dato questa opportunità, vorremmo un nostro spazio per tutto l’anno

«Siamo tutti fratelli. Prego Dio che dia la luce ai musulmani, ai fratelli italiani e al sindaco Massimo Zedda». Le parole dell’imam Triki Mehrez hanno chiuso ieri mattina la cerimonia per la fine del Ramadan, la prima celebrata a Cagliari in una struttura pubblica concessa gratuitamente dal Comune. Forse una delle ultime senza una vera moschea, sulla cui costruzione la Giunta Zedda si sta confrontando. Al padiglione E della fiera di viale Diaz per celebrare l’interruzione del digiuno, una delle due ricorrenze annuali più sentite dagli islamici, sono arrivati quasi in mille. Un numero inaspettato, anche per l’associazione El hoda che ha organizzato tutto. L’anno scorso alla piccola moschea in vico Collegio, erano appena in duecento: «Perché non c’era spazio, bisognava pregare all’aperto nel quartiere della Marina e molti non venivano», spiega il portavoce dell’associazione Sulaiman Hijazi. Ieri sono arrivati da Cagliari, ma anche dall’hinterland. Per festeggiare ognuno ha lasciato il proprio lavoro, solo per un giorno. Molti hanno chiuso botteghe e gastronomie fino a sera. Hussein, 29 anni, somalo, non si è presentato in spiaggia a vendere i giornali come fa quotidianamente da alcuni mesi e ha passato la giornata insieme ad alcuni connazionali. Il lento ingresso è cominciato alle otto e mezzo. Nella moschea improvvisata, che normalmente espone prodotti per l’edilizia, si sono presentate famiglie intere vestite a festa e un centinaio di cagliaritani, curiosi e amministratori invitati dalla comunità musulmana. Lasciate le scarpe a lato del cappannone gli uomini, in netta maggioranza, si sono disposti l’uno accanto all’altro prima per il canto, poi per la preghiera collettiva, durata un quarto d’ora. Le donne, qualche decina con passeggini al seguito, hanno esitato. Hanno chiacchierato con le ospiti cagliaritane che assistevano al rito. Rotto il ghiaccio e date le disposizioni su pappe e giochi, hanno depositato i piccoli tra le loro braccia e si sono infilate in un gazebo bianco, per pregare separatamente. Poi ha parlato l’imam. Cinque minuti, tutti in arabo per mandare un messaggio di fratellanza ai musulmani. «Sono contentissimo, questo è uno spazio bello, ma noi desideriamo una vera moschea per pregare », ha specificato Triki Mehrez. «È un loro diritto avere un lugo di culto adeguato. Questo non lo è, ma ci stiamo confrontando per trovarlo. La soluzione arriverà in tempi brevi», ha assicurato l’assessore alle Politiche sociali Susanna Orrù. Paola Pilia redazione@

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Tra gli ospiti qualche politico Don Lai: diritto al luogo di culto

LA COMUNITÀ

 Un bicchiere di tè arabo e una fetta di bousbusa, torta di semola e cocco, per celebrare la fine del Ramadan. A festeggiare con i musulmani c’erano solo esponenti del centrosinistra. Assente la Regione, per il Comune c’erano l’assessore Susanna Orrù e i consiglieri Sergio Mascia e Fabrizio Rodin. Per la Provincia la vicepresidente Angela Quaquero e il presidente del Consiglio Roberto Pili. Presenti anche il coordinatore di Sel Michele Piras e i consiglieri regionali Luciano Uras e Marco Espa. «Siamo qui per rivendicare il loro diritto a un luogo di culto », ha detto il direttore della Caritas don Marco Lai. Il prossimo 7 novembre tutti riconvocati per la festa grande o festa del sacrificio.