Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cambia la legge:

Fonte: L'Unione Sarda
6 maggio 2008

Edilizia. Il governo Prodi ha modificato il decreto Urbani che ha ispirato la Regione
Cambia la legge: «Cantieri da riaprire»
Cugusi (Pd): ora modificare il Ppr, sta causando danni enormi
Cancellata la regola della tipizzazione. I beni da tutelare devono essere indicati.
Il governo Prodi è gia corso ai ripari modificando il decreto Urbani, la norma che ha ispirato il Piano paesaggistico regionale. L'esecutivo nazionale uscente ha corretto, tra gli altri, i commi dell'articolo che classificava per tipi i beni da tutelare (le chiese, le cisterne eccetera) stabilendo che ora quei beni devono essere «specificamente individuati» (deve cioè essere precisato in un elenco quale chiesa, quale cisterna). Si tratta proprio della norma che sta facendo impazzire Comuni, imprenditori e cittadini, quella che rende ogni pratica incerta e vaga e che ha provocato il blocco di circa 70 tra cantieri edili e lottizzazioni in città.
CHIARIMENTI INUTILI L'assessorato regionale all'Urbanistica ha già emesso alcuni atti esplicativi che hanno, ad esempio, consentito ai giudici amministrativi di accogliere i ricorsi di alcuni imprenditori i cui cantieri erano stati bloccati perché vicini a beni vincolati, ma che per quelli penali non valgono. Ergo: tutto rimane congelato. I decreti legislativi 63 e 63 del 26 marzo 2008 hanno stabilito che la Regione ha tempo sino al 2009 per adeguare il Ppr. Lo farà prima? Sino al via alla nuova legge resterà tutto congelato?
Anche su questo argomento ieri all'assessorato regionale all'Urbanistica c'è stata una riunione di copianificazione. Significa che Regione e Comune, insieme, decidono che cosa modificare.All'incontro hanno partecipato per la Regione l'assessore Gian Valerio Sanna, il direttore generale della pianificazione urbanistica territoriale e della vigilanza edilizia Paola Lucia Cannas e alcuni tecnici, per il Comune l'assessore Gianni Campus, il dirigente della pianificazione del territorio Michele Casula e il numero uno dell'edilizia privata mario Mossa.
LA POLEMICA Hanno tentato di partecipare anche altri due ingegneri: il vice presidente del Consiglio comunale Giorgio Cugusi (Pd) e il presidente della Commissione urbanistica Massimiliano Tavolacci (Udc). Ma Sanna ha detto no. Le reazioni non sono state di giubilo. Ma se quella di Tavolacci, strenuo oppositore del Ppr, è quasi scontata, non lo è quella di Cugusi.
LE ACCUSE DEL PD L'esponente del Partito democratico accusa e fa alcune considerazioni: «I cittadini, gli imprenditori, le cooperative non hanno più certezze da troppo tempo. Migliaia di persone rischiano il lavoro a causa di una norma di grande innovazione ma strutturata in modo precario, gestita da una struttura regionale debolissima e incapace di governare processi delicatissimi. Questa pessima gestione», prosegue Cugusi, «sta causando danni enormi. Non possiamo continuare a consentire che siano il Corpo forestale e la Procura della Repubblica a dire che cosa si può fare. Faccio un esempio: l'ex vetreria di Pirri sorge in un terreno di tre ettari. Il Comune, a causa di una norma vaga, non è in grado di dire agli imprenditori se il vincolo scatta dal confine dei tre ettari o dal manufatto centrale. Il risultato è che tanti piccoli cantieri sono bloccati e le impres eal limite del tracollo. Il fatto è che quando il Comune chiede lumi, la Regione non solo non chiarisce, ma non risponde nemmeno».
SERVE COLLABORAZIONE I consiglieri comunali avrebbero voluto partecipare perché ritengono di essere loro l'interfaccia dell'assessorato perché è il Consiglio che emana le norme». Tavolacci rileva un'altra anomalia: «Il Ppr è una norma ambientale che ha scardinato tutti gli strumenti urbanistici comunali, anche in contraddizione alle leggi urbanistiche regionali in vigore». Inoltre chiede - e lo fa anche il collega dell'opposizione - «tempi certi perla modifica del Ppr». Per ottenere un risultato che dovrebbe essere scontato: «Dare agli uffici strumenti chiari per dire se una concessione può essere approvata o no». Ora a decidere sono i giudici.
FABIO MANCA