Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’ex Manifattura in tempi di crisi

Fonte: La Nuova Sardegna
23 agosto 2011

Il futuro dell’immobile visto da intellettuali, sindacalisti e politici




ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. «Questo parlare di fabbrica dell’ingegno mi sembra un modo molto fumoso di discutere dell’ex Manifattura Tabacchi», sottolinea Piergiorgio Meloni, consigliere comunale del Pd che entra a gamba tesa nel dibattito sul futuro dello spazio più ampio disponibile in città. A parte i ritardi inspiegabili che han visto l’assegnazione dei lavori slittare del 2008 al 2011, l’ex Manifattura per le dimensioni (22mila metri quadrati), la posizione (al centro della città) e le potenzialità «rappresenta il terreno ideale per misurarsi sulla Cagliari che vogliamo», sottolinea Antonello Sanna, preside della facoltà di Architettura. Mentre Meloni infrange la visione corrente che ipotizza per struttura la realizzazione di un centro culturale polivalente e propone di «considerare con più realismo l’oggi, fatto di crisi, di tagli ai finanziamenti e di necessità materiali da parte dei cittadini come un tetto sotto cui vivere o uno spazio dove poter impostare la propria attività artigianale ecc. Per questo credo che il vecchio progetto, per me fumoso, della fabbrica della creatività debba essere ripensato». Per il consigliere del Pd, «certamente la cultura dovrà avere un suo spazio, ma il progetto va chiarito molto meglio e anche con quali risorse».
L’impresa (salvo contrattempi non previsti) dovrebbe consegnare i lavori di recupero della prima parte dell’ex Manifattura entro un anno. Il progetto iniziale prevede, oltre a spazi per iniziative teatrali e un centro di documentazione video, anche atelier per le diverse forme d’arte. Ma «non è chiaro come queste ipotesi dovranno essere finanziate - prosegue Meloni - mentre se in una parte venissero costruite anche abitazioni, ad esempio per le giovani coppie, coi fitti si potrebbe contribuire alle altre iniziative. Inoltre l’ex Manifattura era un luogo di produzione, perchè quindi non lasciare spazio a tanti artigiani e piccoli commercianti in grado di ripristinare mestieri scomparsi che oggi vengono di nuovo richiesti (come chi aggiusta gli strumenti musicali)? Un suq cagliaritano».
Indubbiamente «il mondo è cambiato e sta cambiando in rapporto a tre anni fa - spiega Paolo Frau, assessore comunale all’Urbanistica - ed è corretto che si riveda l’utilizzo di molti spazi cittaidni. Come Municipio stiamo, ad esempio, chiudendo il periodo delle proroghe». Nello stesso tempo, però, «il periodo di emergenza che stiamo vivendo non deve farci rinunciare al ruolo che può avere Cagliari per tutta la Sardegna e non solo. Il festival dell’architettura Festarc, ad esempio, ha avuto un richiamo di attenzione e un riscontro di gradimento nazionale che va preso ad esempio». Posto che la questione va discussa con la Regione (titolare del bene) e con gli altri enti interessati, «non rinuncerei a quella vocazione alta che Festarc ha fatto intravedere. In questo senso l’ex Manifattura può essere un luogo di conoscenza e ricerca in grado di agganciarci alle politiche europee».
In questo momento la nuova giunta comunale è impegnata su più fronti, in primo luogo sul tentativo di creare opportunità di lavoro. In questo senso l’assessore Susanna Orrù, Politiche sociali, precisa che in ogni settore è importante individuare il modo migliore, la vocazione specifica, «in grado di creare posti di lavoro». Il futuro dell’ex Manifattura non è ancora stato affrontato dalla nuova Giunta comunale, ma «certamente - ha affermato l’altro ieri Enrica Puggioni, assessore alla Cultura - anche questa struttura va vista all’interno di un progetto complessivo di rilancio della città».
In altre situazioni sono rinati gli opifici comunali, luoghi di produzione da aggiornare all’oggi, ma in grado di produrre occupazione, un modo secondo Meloni, di richiamare la vocazione storica del luogo: di spazio di produzione. Un aspetto condiviso anche dal preside della facoltà di Architettura, «ma tenendo conto dell’oggi e della necessità, per Cagliari, di un modello di sviluppo che si basi su ricerca e cultura». Un quadro che, «proprio in rispetto della storia produttiva del luogo - continua Sanna - va inteso come un centro laboratoriale del fare in grado di vivere autonomamente e non di arte da contemplare. In questa prospettiva l’università ha proposto di spostare la facoltà di Architettura «che, pur occupando solo un 15 per cento dello spazio disponibile, garantirebbe un flusso giornaliero di un migliaio di studenti».
L’idea dell’ex Manifattura come fabbrica della creatività «che ha avuto in Festarc un ottimo risultato, va continuata - afferma Enzo Costa, responsabile regionale della Cgil - a quel disegno si affiancava il museo dell’arte nuragica e contemporanea Betile, e un grande campus studentesco». Per Costa «si tratta di un progetto ottimo che ha senso se agganciato anche al rilancio dell’università locale in una prospettiva di apertura alle diverse realtà culturali e scientifiche del Mediterraneo». Ora, però, «e per recuperare i ritardi, occorre un’accelerazione della progettualità e di questo si deve fare carico il Com

 
LA STORIA
 
Le sigaraie della rivolta
 
 
 


 CAGLIARI. La sigaraia Bonaria Cortis venne scelta come rappresentante della Manifattura Tabacchi per parlare con l’allora sindaco Ottone Bacaredda, nel 1906. Erano i giorni dei “moti del pane”: salari bassi e prezzi sempre più alti. Alle proteste delle sigaraie Bacaredda rispose: «È cara la carne, sono cari i pesci? Compratevi il baccalà». Quel giorno, il sei maggio, vi fu in città una manifestazione di protesta con due morti e venti feriti.
 une: per recuperare i ritardi nella consegna dei lavori».