Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Resistere alle tentazioni del laicismo»

Fonte: L'Unione Sarda
22 agosto 2011

Il dibattito sul crocifisso

 Vedi la foto Riceviamo e pubblichiamo.
Nei primi tre mesi del proprio mandato, Giuliano Pisapia, sindaco di Milano espressione della sinistra, si è preoccupato, tra l'altro, di predisporre luoghi di culto per i cittadini di religione islamica.
Decisione pratica che, condivisibile o meno, incide sull'assetto della città e sulla vita dei suoi abitanti. Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, invece, ha più semplicemente rimosso il crocifisso dal proprio ufficio di sindaco. Potrebbe sembrare una cosa di poco conto e di modesto impatto sulla vita reale dei cittadini, soprattutto in un contesto - quale è quello attuale - dominato dalle gravi difficoltà finanziaria e dall'ansia per un futuro di profonde trasformazioni sociali. In realtà così non è: per questo motivo mi permetto di muovere un breve riflessione sulla decisione del sindaco di Cagliari.
L'Italia è uno Stato laico. Questa affermazione non è contestata, né è contestabile, né da destra né da sinistra, e neanche dalla Chiesa, a cui pure i Patti Lateranensi assegnano una posizione privilegiata nei rapporti con l'Italia. Ma lo Stato laico non è per forza laicista, anzi. I laici sanno benissimo che il laicismo militante rischia di aggredire i valori fondanti della nostra società in nome di un credo altrettanto integralista quanto quello dello Stato teocratico. La decisione sul crocifisso, assunta da Zedda, al di là delle sentenze delle Corti europee sulla legittimità di quel simbolo, è espressione proprio di un modo di sentire laicista anche se certamente coerente con la cultura che ha ispirato il suo programma elettorale. Mi piacerebbe pensare il contrario, ma so bene che i cagliaritani non sono ingenui e hanno scelto Zedda nella piena consapevolezza delle conseguenze che ne sarebbero derivate, anche su temi come questo.
Resta fermo, però, che chi non crede in questo modo di pensare e di vivere qualcosa deve fare. Non penso a contestazioni d'ordine politico, che rischierebbero, tra l'altro, di ridurre la questione ad un contrapposizione tra schieramenti. Non condivido nemmeno le proteste plateali che rischierebbero di produrre solo fumo senza andare alla sostanza del problema.
Ritengo, invece, necessario un lavoro più difficile e faticoso, capace di coinvolgere le nuove generazioni, per riscoprire le radici della nostra cultura cristiana ed in grado di dare il giusto significato anche ai suoi simboli. Soltanto così potremmo sperare di mettere la nostra comunità al riparo dalle tentazioni del laicismo. Che forse oggi è di moda e che sicuramente è un sentimento presente nello schieramento che ha vinto le elezioni comunali. Ma altrettanto certamente rappresenta modi di sentire estranei alla tradizione e ai valori della nostra città.
Massimo Fantola
(consiglere comunale
e leader dei Riformatori sardi)