Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Datteri ai detenuti per il Ramadan

Fonte: La Nuova Sardegna
11 agosto 2011



Iniziativa del Comune come atto simbolico verso i musulmani



Undicimila gli stranieri regolari che vivono contribuendo alla produzione e alla cultura locale

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Oggi alcuni operatori dei Servizi sociali del Comune doneranno loro dei datteri. È un gesto simbolico, «ma importante come segno di collaborazione, dialogo e partecipazione», spiega Susanna Orrù, assessore comunale alle Politiche sociali. Il luogo in cui saranno portati i frutti è Buoncammino e i destinatari sono gli «ospiti» di fede musulmana.
Dai primi di agosto è iniziato il Ramadan, il mese di digiuno che dall’alba al tramonto invita i musulmani a non toccare cibo. Mentre dopo possono nutrirsi, ma in modo parsimonioso e i datteri fanno parte degli alimenti consigliati.
La Festa dei popoli. Sabato si terrà a Villamassargia la Festa dei popoli: un’iniziativa figlia della manifestazioine “Etnica” promossa dalla Provincia a maggio. «Si tratta di un incontro che ha l’obiettivo di stimolare l’accoglienza tra i vari Paesi e le diverse etnie», spiega Clara De Sousa, mediatrice culturale brasiliana. «Stare insieme nei momenti del cibo, della musica e della festa - precisa Mimmia Fresu, consulente per l’immigrazione dell’assessorato alle Politiche sociali della Provincia - ormai si è capito che lo scambio avviene soprattutto nei momenti di convivialità, ovvero durante la gioia».
La moschea. Intanto anche il Comune si sta muovendo, sottolinea Susanna Orrù, per trovare un’area dove realizzare una moschea. Attualmente, infatti, i musulmani che vivono in città non hanno un luogo di culto e sono costretti a utilizzare un piccolo appartamento nel quartiere Marina. «Mentre è un dovere - sottolinea Orrù - permettere a tutti di poter praticare la loro fede».
La città multietnica. Nell’ultima manifestazione di «Etnica», arrivata al quinto anno, erano presenti 67 etnie (e sono tante quelle che vivono nel territorio provinciale), 74 associazioni culturali e circa quattordicimila persone. Un arcobaleno di sentimenti e saperi «segno che siamo diventati anche noi una città multietnica», sottolinea Fresu. In città e nell’hinterland vi sono 11mila immigrati.
Le pensioni. L’estate è un periodo di «transizione - spiega De Sousa - a secondo del lavoro, alcuni rientrano nel loro Paese d’origine. Ma la maggior parte resta in città». I rioni più multietnici sono quelli del centro storico e Marina in particolare, grazie anche all’attivo lavoro svolto in questi ultimi anni dalla parrocchia di Sant’Eulalia. «Su tutto il territorio nazionale vi sono circa sei-sette milioni di immigrati, per una produzione di ricchezza pari all’11 per cento del prodotto interno lordo - informa Fresu - all’Inps vengono versati otto miliardi all’anno con una proporzione di 10 a uno: il che significa che sono loro che, in gran parte, pagano le nostre pensioni».
Il lavoro. Anche in estate si sente il profumo del kebab, l’alimento di origine turca, persiana e araba, che ha superato in città il cibo alla McDonald. E la ristorazione è uno dei settori economici in crescita tra gli immigrati. «Molti - afferma Fresu - stanno dandosi all’attività autonoma con iniziative commerciali, i cinesi in particolare, e artigianali». Vi sono senegalesi che ristrutturano mobili e altri che costruiscono giocattoli utilizzando materiali di risulta. Mentre diverse persone ucraine, russe e rumene sono impegnate a sostenere il nostro welfare, con attività di assistenza alla persona. Certamente gli immigrati, conclude Fresu, «sono una ricchezza e una realtà con cui la città deve fare i conti».

 

PER CAPOTERRA

Sempre schierati con gli ultimi


 


CAGLIARI. Chi ha provato che cosa significa avere bisogno di qualche cosa, è spesso più sensibile alle sofferenze altrui. Ed è questo che è capitato per i senegalesi e i cinesi che, durante l’alluvione che ha coinvolgo Capoterra, sono stati tra i primi in fatto di solidarietà: hanno offerto mezzo container di abiti. «E non hanno fatto niente per farlo sapere», sottolinea Minnia Fresu, consulente per l’immigrazione dell’assessorato alle Politiche sociali della Provincia. Un fatto importante che mostra, più di tante parole, come il fare parte della comunità sia per loro un fatto acquisito. In questo periodo la crisi sta colpendo un po’ tutti, anche gli immigrati. Dall’inizio dell’anno un centinaio di senegalesi sono ripartiti dall’inizio dell’anno. Mentre altri cercano di ingegnarsi e di coprire le nicchie lasciate libere come attività legate a percorsi salutistici come stanno facendo i cinesi. In quest’ultimo periodo il numero dei profughi (provenienti dal basso Mediterraneo) è aumentato. E ora la Provincia ne ospita una cinquantina in diverse cittadine: oltre a Cagliari anche a Senorbì, Dolianova e Serdiana. (r.p.)