Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

C'è un'altra musica al Poetto

Fonte: L'Unione Sarda
10 agosto 2011

Tra i fattori del calo la troppa burocrazia e l'assenza di trasporti pubblici notturni

Pochi concerti ai baretti. E gli affari vanno giù del 40%
È finito il tempo di quando si “andava al Poetto”. Perché in spiaggia, la notte, qualche concerto degno di esser visto, lo si trovava sempre. Prima. Invece da due anni a questa parte la musica - è proprio il caso di dirlo - è cambiata. Parcheggi vuoti e il rischio concreto di non trovare nessuna band sui palchi dei chioschetti. Che non incassano più come un tempo. Se nel 2010 i gestori, stringendo la cinghia, sono riusciti a chiudere in pareggio, quest'anno i conti sono in rosso. Per una molteplicità di fattori come la troppa burocrazia, la mancanza di trasporti pubblici, la percezione che di notte la spiaggia sia “chiusa” e, non da ultimo, la mancanza di aiuti pubblici.
IL CROLLO Ad avere il crollo maggiore sono stati i chioschetti che lavorano di più la notte, quelli dalla Sesta fermata in poi. «Abbiamo avuto un calo del 50%», spiega Piero Marci del Miraggio. Dati simili al Calypso, che assieme al Corto Maltese, è il chiosco che dei concerti in spiaggia ha fatto la sua ragion d'essere. «Il calo è stimabile intorno al 40%», spiega Massimo Magno, direttore di quello che definisce «un contenitore d'eventi» della Settima fermata. Non parla di numeri Cenzo, storico gestore del Corto maltese, ma anche lui conferma che un calo delle persone, e quindi degli introiti, c'è stato.
LE CAUSE I fattori del crollo sono molteplici. La farraginosità della burocrazia (4 assessorati del Comune, 3 della Regione, Capitaneria, Asl, Genio civile e Vigili del fuoco) ne è un esempio: «Quest'anno abbiamo avuto le autorizzazioni in ritardo», lamenta Marci. Così al Miraggio, «niente concerti, solo karaoke». Ma ci sono anche altre cause. Per il gestore del Corto maltese la flessione è «un effetto del nuovo codice della strada: i ragazzi non possono bere una birra in più, così preferiscono rimanere in città, dove ci sono meno controlli». E poi «pesa l'assenza totale dei trasporti pubblici», afferma Maurizio Marongiu, titolare del Twist. Tutti i gestori, indistintamente, sottolineano un fattore: «Gli spettacoli del Poetto sono gli unici in città a non ricevere nessun aiuto pubblico. Tutti i costi gravano sulle nostre spalle, mentre noi offriamo un'attrattiva turistica unica, gratis».
LE CONSEGUENZE A causa di tutto ciò il “sistema Poetto” è naufragato. Concerti solo in alcuni chioschi e non tutti i giorni della settimana. Un'offerta frammentata che fa scappare i giovani dalla spiaggia verso altri siti. Meno persone significano meno introiti e dunque meno investimenti in musica. Così i gruppi, specie gli emergenti, perdono uno scenario importante dove farsi notare e uno dei pochi luoghi dove suonare dal vivo in città.
Per ribaltare la situazione è necessario una virata di 180 gradi. Per Magno è indispensabile «avere un quadro normativo coerente, che tenga conto di chi fa ristorazione e di chi organizza eventi». Inoltre è «urgente un maggiore coordinamento con il Comune, in modo da fare la programmazione per tempo». Solo così al Poetto suonerà un'altra sinfonia. E chissà che non piaccia di più anche ai turisti.
Mario Gottardi

 

Le band
«Lo scenario della spiaggia è una vetrina
inimitabile»
La musica sul litorale? Una necessità. «In città non ci sono spazi per suonare dal vivo. Il Poetto rappresenta un palcoscenico importante per farsi notare». E non solo per quello. I chioschi rappresentano una delle poche occasioni per i gruppi per farsi pagare. I cachet delle band variano molto. «Si va da zero euro per gli emergenti a 3000 per le band affermate, come Ratapignata, Kna o Riff raff», spiega Alessio Mura, musicista e gestore di Rocksa.com che racchiude i calendari di tutti gli eventi in Sardegna. La dinamica dei chioschetti la spiega Alberto Sanna, cantante e musicista e per sette anni direttore artistico del Marlin. «Il gruppo deve tenere la gente in piedi per più tempo possibile. Ci sono band che riescono a portare anche mille persone, e possono chiedere anche cifre consistenti». Entrambi ribadiscono un concetto: «Non esiste da nessun'altra parte al mondo avere cinque chilometri di spiaggia dove poter scegliere tra cinque o sei concerti tutti gratuiti e a volte con band importanti del panorama indipendente nazionale». Un fattore che «deve essere tutelato» e che potrebbe avere un valore in chiave turistica. (m. g.)